Sentenza storica della Corte Suprema: “Inchieste indipendenti dallo Stato”
Delhi (AsiaNews) – Una sentenza “storica, una possibilità in più per ottenere giustizia in special modo in quei casi in cui siano coinvolti membri del governo”. È il commento, rilasciato ad AsiaNews, del noto attivista per i diritti umani Lenin Raghuvanshi in merito al giudizio espresso ieri dalla Corte Suprema indiana. Secondo i giudici, infatti, d’ora in avanti si potranno aprire inchieste interne anche senza il consenso dei governi dei singoli Stati che compongono l’Unione indiana.
Secondo il presidente della Commissione di vigilanza sui diritti umani, “fino ad oggi era necessario il consenso dei governi statali per aprire un’inchiesta. Ma questa sentenza chiarisce senza ombra di dubbio che questo non serve più. La cosa è particolarmente importante in India, dove molto spesso funzionari governativi corrotti chiudono un occhio sui crimini che vengono commessi contro le minoranze”.
In particolare, aggiunge Raghunvanshi, “potremo avere giustizia in Kandhamal (Orissa), dove il governo locale non ha mai concesso l’apertura di inchieste sui casi di corruzione e soprattutto di genocidio. Stessa situazione nel Gujarat: lì sono stati proprio i membri del governo a portare avanti e tollerare le enormi violazioni contro i diritti umani, soprattutto a danno delle masse indifese. È un nuovo, importante strumento per la giustizia”.
La sentenza è stata emessa in maniera unanime dai cinque giudici della Corte, guidati da K. G. Balakrishnan. Tuttavia, per quanto sia un cambiamento importante nella giurisprudenza interna, va segnalato che i giudici hanno scritto: “Questo nuovo modus operandi deve essere applicato in quelle circostanze che abbiano ramificazioni nazionali o internazionali. Altrimenti, si resta al vecchio metodo”.