Senkaku/Diaoyu, Tokyo “apre” all’attacco preventivo di jet contro aerei cinesi
Tokyo (AsiaNews/Agenzie) - Il ministero giapponese della Difesa "sta considerando" l'ipotesi di autorizzare la propria aviazione a sparare contro gli aerei cinesi che violino lo spazio aereo nipponico. Lo riportano i media nipponici, secondo i quali il ministero ha già allertato lo Stato maggiore e lo ha invitato a valutare questa ipotesi. Si tratta dell'ultimo (in ordine di tempo) gradino nell'escalation di tensione che contrappone Tokyo e Pechino riguardo un arcipelago conteso nel Mar cinese meridionale.
Le isole, note come Diaoyu in cinese e Senkaku in giapponese, sono al centro di una diatriba internazionale che dura da diversi anni ma che - negli ultimi mesi - è peggiorata in maniera sensibile. Dopo una serie di rivendicazioni reciproche, il governo giapponese ha acquistato le isolette da un privato che ne deteneva il possesso: per la Cina questo atto rappresenta "una provocazione" cui sono seguiti disordini davanti alle ambasciate e una serie di iniziative militari che hanno più volte sfiorato l'incidente militare.
Da quando si è perfezionata la vendita, lo scorso settembre, il numero di aerei cinesi che si sono avvicinati alle isole è aumentato in maniera esponenziale. Il quotidiano Sankei, che riporta la notizia dell'autorizzazione a sparare, cita un anonimo funzionario della Difesa: "In alcuni periodi, gli aerei cinesi hanno violato il nostro spazio aereo per tre giorni di fila".
Il professor Liu Jiangyong, esperto di relazioni internazionali con sede all'università Qinghua, ritiene la manovra inutile: "Gli aerei militari dell'esercito cinese non si faranno impaurire dai colpi. Continueranno a volare lì dove hanno voglia di andare, compreso lo spazio aereo sopra le isole Diaoyu".
Il valore dell'arcipelago non è chiaro. Si pensa che esso abbia anzitutto un valore strategico, trovandosi sulla rotta delle più importanti vie marittime; altri affermano che oltre alle acque ricche di pesca, nel sottofondo marino vi siano sterminati giacimenti di gas. Nel 2008, come gesto di distensione, i due governi hanno firmato un accordo per lo sfruttamento e la ricerca congiunti nell'arcipelago, che tuttavia è rimasto lettera morta.