Senatori Usa: Sì agli F-16 per Taipei. In Guangdong nuovi missili
La richiesta taiwanese attende una risposta da cinque anni. Secondo i senatori Taiwan ha bisogno di ammodernare il suo arsenale per “non essere divorata” dalla potenza bellica cinese. Pechino dispone di 1400 missili puntati su Taiwan e non ha mai escluso un’invasione dell’isola in caso di proclamazione di indipendenza.
Washington (AsiaNews/Agenzie) – Almeno 45 senatori degli Stati Uniti domandano al presidente Barack Obama di affrettarsi a vendere 66 aerei da guerra F-16 per Taiwan. La richiesta attende una risposta da cinque anni. In una lettera firmata, i 45 senatori, democratici e repubblicani, sostengono che senza l’ammodernamento della sua flotta aerea, “Taiwan sarà esposta in modo pericoloso alle minacce, aggressioni e provocazioni dell’esercito cinese”.
Negli ultimi tre anni vi è stata una diminuzione delle tensioni sullo Stretto. Nonostante ciò, Taiwan sottolinea da tempo il bisogno di avere una difesa adeguata che serva come deterrente e anche come leva per i suoi negoziati con Pechino.
Per legge, l’amministrazione Usa è obbligata ad aiutare Taiwan in caso di attacco cinese. Ma Pechino chiede di continuo di non fornire armi a Taiwan, minacciando ritorsioni. La scorsa settimana, in un incontro fra i vertici militari cinesi e Usa, il gen. Chen Bingde ha dichiarato che la vendita degli F-16 danneggerebbe le relazioni militari Usa-Cina.
Uno dei senatori firmatari, il democratico Robert Menendez, ha dichiarato che “se non si ha la possibilità di difendersi, si rischia di essere divorati”. Secondo la lettera dei senatori, Pechino ha 1400 missili puntati su Taiwan e si appresta a dispiegare una nuova generazione di missili.
Proprio ieri nell’isola si è diffusa la notizia secondo cui la Cina ha portato nuovi missili nel Guangdong da istallare contro Taiwan. L’informazione è stata diffusa da un parlamentare del Kuomintang, il capo dei servizi taiwanesi, Lin Yu-fang, che citava come fonte i servizi segreti taiwanesi.
Da quando a Taiwan è presidente Ma Ying-jeou, i rapporti nello Stretto si sono calmati aprendo sempre più alla collaborazione economica. Ma Pechino non ha mai fatto mistero che in caso di proclamazione di indipendenza da parte di Taipei, non esiterebbe ad attaccare l’isola militarmente.
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