Seminari cattolici e madrasse musulmane ignorano gli sviluppi del dialogo cattolico-islamico
Mumbai (AsiaNews) - Il Documento comune prodotto al termine del Forum cattolico-musulmano lo scorso novembre in Vaticano non è conosciuto in India. I seminari e le madrasse, ed ancor più i semplici fedeli, ignorano del tutto gli ultimi sviluppi dei rapporti tra cristiani e musulmani. Questo nuoce alla vita delle due comunità che rappresentano un’esigua minoranza nel Paese. Nirmala Carvalho ha raccolto per AsiaNews le considerazioni di padre Christian W. Troll, in India per motivi di studio. Il gesuita tedesco è membro del Forum cattolico-musulmano, docente alla Pontificia Università Gregoriana e alla Sankt Georgen Graduate School di Francoforte.
Per la crescita di un genuino incontro e dialogo interreligioso ai vari livelli è cruciale che i leader e le guide di entrambe le religioni siano fortemente convinte della loro fede: è volontà di Dio che ci conosciamo l’un l’altro per apprezzarci e rispettarci a vicenda. Questo desiderio e impegno costituiscono una parte essenziale della mia missione come guida religiosa e teologo. I leader religiosi e gli insegnanti devono investire energie e tempo per una genuina e mutua conoscenza e dialogo. Molto dipende dai responsabili religiosi e dall’insegnamento religioso in questa regione. Sfortunatamente, qui la “Lettera aperta” sottoscritta da oltre 270 leader e intellettuali musulmani e inviata alle più importanti Chiese cristiane - che è una iniziativa islamica - non è stata diffusa nei seminari, nelle madrasse, a sacerdoti e insegnanti, meno che meno ai fedeli comuni.
Allo stesso modo, le decisioni della Conferenza di Yale, Cambridge e Roma non ‘hanno sfondato’ - come si sperava - tra un gran numero di fedeli di entrambe le religioni. Ho chiesto ad alcuni studenti di teologia, ad alcuni sacerdoti o maulvi [termine che in India definisce gli esperti di legge islamica - ndr] e nessuno di questi era a conoscenza del fatto che si erano state prese queste iniziative e che si erano svolti questi importanti incontri. Tutto ciò è tragico. Se siamo seri a proposito del dialogo cristiano-islamico e se non vogliamo coprirci di ridicolo in pubblico come leader religiosi, è di fondamentale importanza che queste notevoli e dispendiose iniziative ad alto livello, a cui hanno partecipato un numero significativo di leader cristiani e musulmani, siano comunicate in ambiti sempre più vasti delle comunità di entrambe le religioni e diventino oggetto per il dialogo a vari livelli.
Teologicamente cristianità e islam sono legate l’un l’altro, entrambe abbiamo Abramo come padre nella fede.
L’India è una parte del villaggio globale e per una proficua solidarietà in Asia e nell’Occidente sono essenziali la giustizia e la pace. Per ottenere questi risultati il processo del dialogo, tra le altre cose, è necessario. Dobbiamo lavorare con la coscienza che è un bisogno urgente. Il mondo è un villaggio globale anche in termini religiosi e ci sono molte prove da superare perché i credenti delle diverse tradizioni religiose vivano insieme in armonia.
Le relazioni tra musulmani e cristiani hanno 1400 anni. Durante questa lunga storia non si era mai verificata un’iniziativa come la lettera “Una parola comune”. È davvero un peccato che non si faccia abbastanza per farla conoscere e praticarla.
In India, le persone che partecipano a gruppi di dialogo condividono un buon livello di cordialità e amicizia. Ma per troppo tempo questo dialogo è rimasto quasi soltanto ad un livello sporadico e in gran parte emotivo, coinvolgendo un numero piuttosto ridotto di persone. Il dialogo deve essere sostenuto dalla conoscenza, dalla riflessione comune ed uno spirito costruttivo.
In India cristiani e musulmani rappresentano comunità di minoranze e questo costituisce un imperativo perché entrambe vivano in armonia e coesistenza non per essere una forza collettiva, ma perché entrambe diano il proprio contributo (ispirato dalle rispettive fedi) per la formazione ed il rafforzamento del bene comune in una società plurale e democratica, secolare - nel senso che aspira alla neutralità in materia religiosa - ed impegnata a garantire i diritti umani ad ogni suo membro.
Per quanto prezioso possa essere L’accordo teologico sulla questione legata al doppio comandamento sull’amore di Dio e l’amore per il prossimo, può essere prezioso, ma questo può garantire a fatica una convivenza pacifica nelle diversità. Molto è stato fatto in nome dell’amore. Cristiani e musulmani devono ora mostrare in concreto, nei diversi ambiti di vita, come intendono tradurre il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo, in un cammino percorribile fatto di iniziative e progetti comuni.
In India davvero molto dipende dai leader religiosi e dagli insegnanti. Il Santo Padre, papa Benedetto XVI ha portato il dialogo tra cristiani e musulmani ad un nuovo livello. Il Papa ha iniziato un percorso della ragione tra le due grandi religioni entrambe dotate di ragione per la ricerca di una verità più alta [espressa] in valori religiosi vissuti in modo genuino. cercare la verità più grande nel vivere genuinamente i valori religiosi. Questo va comunicato in modo efficace.
I leader e le guide religiose sono responsabili di sostenere il dialogo, trovare soluzioni per un lavoro comune, nonostante le differenze. Il dialogo deve trovare posto a livello intellettuale, teologico e pratico. Perché il dialogo a questi livelli abbia successo, è necessario l’insegnamento e l’informazione sulla visione religiosa e sugli sviluppi dell’altro.
I seminari cristiani e le madrasse musulmane sono sufficientemente impegnate in questo? Desiderano fare ancora di più? La Islamic Studies Association in India, fondata più di 30 anni fa da vescovi cattolici, sacerdoti, religiosi e laici per promuovere conoscenza e comprensione tra musulmani e cristiani, ha l’attenzione e l’interesse che si merita? Bellissime dichiarazioni comuni a livello internazionale aumentano le aspettative. Se non vengono attuate, se non ci si sforza nemmeno per questo, i risultati saranno la frustrazione e il ridicolo.
28/05/2018 12:31