Sei milioni di copie per il Papa
Un lungo articolo dell'Asahi Shimbun conferma l'interesse dei giapponesi per la Chiesa di Roma, ma quella locale non riesce a crescere.
Tokyo (AsiaNews) - L'interesse dei giapponesi verso Giovanni Paolo II e la Chiesa di Roma ha avuto conferma nel lungo articolo apparso il 2 dicembre sul prestigioso quotidiano giapponese Asahi Shimbun, un giornale "laico" (non laicista), che vende almeno 6 milioni di copie giornaliere, superato solo dallo Yomiuri, giornale della gente comune, pro-governativo.
L'articolo, documentatissimo e con due foto inserite nel testo, eloquenti anche senza commento, è stato pubblicato in seconda pagina e dimostra come la Chiesa cattolica ("universale") è conosciuta e stimata dall'elite giapponese per la sua unità e per i gesti di questo Papa, letti in chiave di alta politica. Vi si legge infatti che i 104 viaggi internazionali compiuti in 26 anni di pontificato da Giovanni Paolo II (chiamato per questo "il Papa volante") rivelano un disegno diplomatico preciso: contribuire all'unità dei popoli e favorire il dialogo tra le religioni. Ci sono però due grandi nazioni dove egli non ha ancora potuto mettere piede: la Russia e la Cina. Soprattutto una visita in Russia, mirante alla riconciliazione con la Chiesa ortodossa di questo Paese, scrive il quotidiano giapponese, è l'oggetto dell'ultimo desiderio del Papa slavo. Ma lo potrà realizzare alla sua età e nelle presenti condizioni di salute? L'analista dell'Asahi fa capire di condividere il desiderio del Papa. Lo fa indirettamente, citando come conclusione l'opinione del direttore del Centro studi "Giovanni Paolo II" di Cracovia. "Anche se è difficile prevedere se la visita si potrà realizzare una volta risolte le difficoltà a livello di governo, non si deve dimenticare che questo Papa mostra sempre un atteggiamento costruttivo di fronte a qualsiasi difficoltà e non perde mai la speranza".
L'interesse dei giapponesi per la Chiesa universale dovrebbe fare da stimolo per la Chiesa locale, dandole la forza e il coraggio di non considerare più le nostre "chiesette", che raccolgono appena 516mila cattolici (e la gran parte sono immigrati), come "oasi" ben protette e separate, ma di "uscire" per divenire fermento di una società di oltre 127 milioni di persone.