Segnali contrastanti nella questione dei rapporti diplomatici tra Siria e Libano
Damasco parla di novità a proposito dell'affermazione di Assad: "volevamo riallacciarli da tempo", ma il suo ministro degli Esteri dice che è scaduto il tempo per la visita del premier libanese Sinora, che attende un invito ufficiale. Il patriarca Sfeir chiede relazioni basate sul reciproco rispetto.
Beirut (AsiaNews) Resta complessa la questione dei rapporti diplomatici tra Siria e Libano. Nel giro di pochi giorni il presidente siriano Bachar El Assad ha sostenuto che il suo Paese "voleva da molto tempo riallacciarli", il libanese Michel Aoun ha proposto che una commissione tripartita composta da parlamentari di Partito del futuro, Partito patriottico libero e Hezbollah-Amal si rechi a Damasco per parlarne "intorno a un caffè", ma la Corrente del futuro ha affermato che i colloqui sui rapporti diplomatici "debbono passare attraverso lo Stato e le sue istituzioni", in particolare la presidenza del Consiglio e il ministro degli esteri siriano Walid Moallem ha detto che il primo ministro libanese Fouad Siniora aveva perso la possibilità di recarsi in Siria. "Siniora ha detto l'ha procrastinata troppo a lungo", mentre Siniora dice di "aspettare un invito ufficiale".
E ieri lo stesso primo ministro libanese, al termine di un lungo incontro con il patriarca maronita Nasrallah Sfeir, ha auspicato di mirare a "eque ed eccellenti relazioni" con la Siria, "basate sul reciproco rispetto".
A Damasco, si sottolinea "la novità" della frase di Assad, che "la Siria voleva da molto tempo riallacciare rapporti diplomatici con il Libano, ma gli ultimi sviluppi negativi nella situazione hanno impedito la realizzazione di questo progetto". Il presidente siriano l'ha detta in un incontro con i rappresentanti delle agenzie di stampa operanti in Siria e del ministro dell'informazione Mohsen Bilal, aggiungendo l'auspicio che un prossimo regolamento dei rapporti tra il Libano e la Siria, sia fedele ai legami storici che hanno sempre caratterizzato i rapporti tra i due Paesi vicini. Il presidente ha esortato "a rispettare la nobile tradizione che ha sempre fortificato l'amicizia e la cooperazione tra i due popoli", scaricando la responsabilità del ritardo dell'allaciamento di raporti diplomatici sulle spalle degli altri, e soprattutto dei libanesi stessi, che sotto pressioni straniere, hanno voluto aggravare la tensione tra i due Paesi, dimenticando la specificità dei rapporti tra il Libano e la Siria".
Parlando poi dell'indagine sull'assassinio dell'ex-premier libanese Rafic Hariri, con riferimento alla pubblicazione del secondo rapporto del giudice belga Serge Bramertz, del quale ha lodato "la professionalità", il presidente ha ribadito la piena disponibilità del suo governo a continuare la sua collaborazione in modo da rivelare tutta la verità sull'assassinio e su tutti gli altri atti di terrorismo che hanno rovinato la pace "istaurata con l'intervento dell'esercito siriano, che è durato più di 15 anni".