Scoperta ad Istanbul organizzazione nazionalista sospettata di attentati politici e religiosi
Il gruppo, chiamato Ergereken, potrebbe essere dietro anche all’uccisione di Dink. Il primo ministro Erdogan, intanto, sembra voler ammettere la qualifica di ecumenico del Patriarcato ed il suo ruolo all’interno dell’ortodossia.
Istanbul (AsiaNews) - La polizia turca ha proceduto agli arresti di 35 persone, sospettate di fare parte di una organizzazione segreta nazionalista, chiamata Ergereken dal nome del luogo dove, secondo la legenda, è nata la razza turca.
Le indagini, ha detto in una conferenza stampa il governatore di Istanbul, Muammer Guler, sono iniziate otto mesi fa, in seguito all’esplosione di un deposito di armi in un appartamento nella località Umraniye di Istanbul, di proprietà di un membro dell’organizzazione. Intercettazioni sono state successivamente effettuate dopo vari attentati avvenuti ad Istanbul, Smirne, Malatya e Adana.
L’organizzazione è sospettata di essere coinvolta in varie aggressioni di natura politica contro persone ed istituzioni, come l’uccisione del giornalista turco di origine armena Hrant Dink e di aver progettato vari altri attentati contro personalità cristiane (come l’uccisione di Bartolomeo da AsiaNews pubblicato il 1/08/2007), istituzioni e personalità turche, generalmente attribuiti sinora a vari altri gruppi.
L’organizzazione era costituita per lo più da militari in pensione, giornalisti e avvocati. Tra le persone arrestate spiccano alcune figure assai note come il generale in pensione Veli Kucuk, presunto fondatore all’interno della gendarmeria di una unità clandestina, ritenuta responsabile di attentati ed assassini di varia natura, come quelli dell’avvocato Kemal Kerinisiz, attivista nazionalista, di Sami Hostan - una figura chiave emersa dopo il casuale e divenuto famoso incidente stradale del Susurluk, del 1996, che ha fatto venire alla luce la convivenza del cosiddetto Stato profondo con elementi nazionalisti, politici, servizi segreti e criminalità organizzata - e quello della Sevgi Erenerol, portavoce del cosiddetto Patriarcato ortodosso turco.
E’ assurta così agli onori della cronaca l’istituzione fondata nel 1924 da padre Eftim, un prete ortodosso sposato, il quale pretendeva, ciò malgrado, di essere ordinato vescovo. Al rifiuto del Patriarcato ha creato, con l’avallo delle autorità turche, il “Patriarcato ortodosso turco”, con il duplice obiettivo di minare il prestigio nel mondo cristiano del Patriarcato ecumenico e di aggregare attorno a sé gli ortodossi di lingua turca. L’operazione non ha avuto i risultati voluti né tra le Chiese ortodosse, né tra i pochi ortodossi turchi. Riuscì, però, ad ottenere, con l’avallo dello Stato turco, la storica chiesa della Madonna di Kafatiani di Galata, con le sue importanti proprietà e fondazioni. Da allora il “Patriarcato ortodosso turco” è diventato solo un affare della famiglia di padre Eftim, la nipote del quale è stata arrestata, e centro di propaganda nazionalista.
“Ergereken” è una grande operazione, ha detto il deputato del partito di Erdogan, Dengir Mir Mehmet Firat, e “sono molto curioso per l’esito delle indagini”. In altre parole, come si dice negli ambienti giornalistici e diplomatici, è cominciato lo smantellamento di organizzazioni ritenute in convivenza con varie settori dell’amministrazione pubblica.
E non sono casuali, infine, le dichiarazioni fatte oggi da Erdogan nella conferenza stampa congiunta con il primo ministro greco Karamanlis, in occasione della prima visita di un premier ellenico in Turchia, dopo 50 anni. Alla domanda dei giornalisti sul Patriarcato ecumenico e la Scuola teologica di Halki, Erdogan si è espresso per la prima volta sulla qualifica ecumenica del Patriarcato, dicendo che “è noto a tutti il nostro interesse per questo e gli sforzi che facciamo”. In sostanza, ha continuato, l’ecumenicità del patriarcato interessa tutta la comunità ortodossa e noi vogliamo agevolare le sue procedure interne. Per quanta riguarda la scuola teologica di Halki, chiusa nel 1971, stiamo facendo, ha dichiarato, alcune valutazioni.
Segno che in Turchia le cose si muovono, e non solo in economia. Almeno si spera. (NT)
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