Scontri nel sud, la Chiesa in soccorso degli sfollati
Manila (AsiaNews) – Il 22 agosto riprenderanno i colloqui di pace tra il governo e il gruppo ribelle del Moro Islamic Liberation Front (Milf), interrotti dal settembre 2006. L’annuncio di Ignacio Bunye, portavoce del presidente Gloria Macapagal Arroyo, arriva dopo che il capo di Stato ha dato notizia dell'avvio di una massiccia offensiva dell’esercito contro i separatisti nella provincia di Sulu; l'ordine prevede di evitare scontri con il Milf o con il Moro National Liberation Front. Sebbene la situazione sia critica e pericolosa, mons. Angelito Rendon Lampon, vescovo di Jolo, ha garantito la disponiblità della Chiesa ad aiutare la popolazione, stretta tra il fuoco delle due fazioni.
Secondo il Consiglio di coordinamento per i disastri naturali, circa 17mila persone sono fuggite dalla zona di guerra, specie da Basilan e da Sulu. La scorsa settimana a Jolo ci sono stati circa 60 morti tra soldati e ribelli.
"Nella zona dei combattimenti – racconta mons. Lampon – il personale della Croce rossa e del Dipartimento nazionale per il benessere e lo sviluppo hanno lo scorta dei militari per andare a portare aiuti alle famiglie. Anche il Centro di azione sociale non può raggiungere la zona senza la scorta”. Pinky Suarez, capo della Croce Rossa filippina a Sulu, conferma che nell'area degli scontri il loro intervento non è autorizzato, per cui è difficile qualsiasi aiuto.
Mons. Lampon spiega che la Chiesa “è in contatto con i governi locali e vuole portare ogni aiuto possibile”. Gli stretti rapporti del clero locale con l’etnia di maggioranza a Sulu - la Tausug, collegata con i ribelli - potrebbe facilitare gli interventi di soccorso.
L’attuale situazione induce anche a scelte prudenti. “La nostra strategia attuale – aggiunge – è di avere a Sulu solo religiosi filippini e inviare i missionari stranieri in zona più sicure, ad esempio tra i profughi”.
Atilano Ade, direttore dell’Ufficio della difesa civile, dice che è in crescita il numero di chi lascia la zona: dalla sola Sulu sono fuggite oltre 7mila persone: 4.414 da Parang, 1.054 da Maimbung e 2006 persone da Indanan. Diversi i dati di HadjaJainab Abdulmajid, del Centro coordinazione per i disastri della zona di Sulu, cui risultano solo 5.127 fuggitivi.
Anche Basilan vede fuggire un gran numero di abitanti. Dalla sola Albarka sono scappate 990 famiglie per 6.399 persone. A Sumisip si registrano 256 famiglie per un totale di 1.488 persone, da Tipo-tipo 43 famiglie e 215 persone e ad Ungkaya Pukan 130 famiglie e 650 persone.