25/03/2025, 10.59
PORTA D’ORIENTE
Invia ad un amico

Scontri coi siriani e rappresaglie israeliane: i due fuochi che incendiano il Libano

di Fady Noun

Almeno sette morti in un’area di confine. La fragilità di una frontiera a lungo zona franca per traffici e commerci illeciti. I timori di una escalation con lo Stato ebraico e le manovre Usa per la “normalizzazione”. Nello spirito della dichiarazione di Abu Dhabi, cristiani e musulmani celebrano oggi la festa dell’Annunciazione.  

 

Beirut (AsiaNews) - L’ascesa al potere in Siria di un regime islamista sunnita e l’accordo sull’applicazione della Risoluzione 1701 delle Nazioni Unite nel settore meridionale hanno modificato radicalmente la situazione geopolitica del Libano. Il Paese dei cedri si sta gradualmente, ma con difficoltà, liberando dalla morsa di Hezbollah e dell’Iran. Tuttavia, preso nel fuoco incrociato, deve imparare a gestire le nuove tensioni.

Al confine con la Siria, con l’eccezione dei posti di frontiera tenuti sotto controllo dall’esercito, il Partito di Dio sciita continua a essere presente, anche se ora deve confrontarsi con l’esercito di Damasco, composto principalmente da gruppi sunniti ancora poco integrati. Questi ultimi non tollerano più il traffico di merci e persone controllato da Hezbollah e dalle tribù sciite ad esso alleate, che prevaleva sotto la dittatura dell’ex presidente Bashar al-Assad. 

Una settimana fa sono scoppiati violenti scontri tra le forze siriane e i trafficanti nel villaggio di Hoch Sayyed Ali. Quest’area nei pressi del confine è attraversata da un fiume che la divide in due, con una parte in Siria e l’altra in Libano. Almeno 10 persone sono rimaste uccise negli scontri, che si sono fermati solo in seguito all’intervento energico dell’esercito libanese il 17 marzo. Inoltre, Damasco ha accusato Hezbollah di aver istigato il rapimento e l’uccisione, da parte dei trafficanti, di tre soldati di Hay’at Tahriri al-Sham (Hts), il nucleo del nuovo esercito siriano, cosa che il movimento filo-iraniano ha formalmente negato.

Villaggio in fiamme

Negli scontri sono stati uccisi sette libanesi, tra cui il figlio di un leader tribale sciita. Con l’arrivo dell’esercito libanese, le forze siriane si sono infine ritirate dalla parte libanese del villaggio, ma non prima di aver saccheggiato e incendiato le case.

Questo incidente rispecchia in modo evidente tutta la fragilità di una situazione che potrebbe ripetersi, dato che il Libano condivide un confine di 330 chilometri con la Siria, senza alcuna demarcazione ufficiale in diversi punti. L’intervento di Hezbollah in Siria nel 2013, inizialmente motivato dalla preoccupazione di preservare i suoi legami di comunicazione con l’Iran, ha rafforzato la sua presa sui villaggi di confine. I clan sciiti, che hanno scelto di appartenere al Libano negli anni Venti, vivono ancora su entrambi i lati della fragile frontiera. Fino a poco tempo fa, l’assenza di controllo statale permetteva la libera circolazione tra i due Paesi, trasformando la regione in una zona senza legge e in una terra franca. 

Ed è proprio per far fronte a questa situazione di emergenza, e ad altre che potrebbero verificarsi, che il nuovo ministro libanese della Difesa Miche Menassa si recherà domani 26 marzo a Damasco per incontrare il suo omologo siriano Mourhaf Abou Qasra. All’ordine del giorno ci sarà il contrabbando di armi, benzina e droga, che interessa parte della popolazione della Bekaa.

Rappresaglie israeliane

Anche nel sud del Libano, il nuovo governo al potere a Beirut sta affrontando una situazione di profonda instabilità. La settimana scorsa la situazione è quasi sfuggita di mano quando tre razzi diretti a Metoulla, la città più grande e la più vicina al confine israeliano, sono stati lanciati in modo anonimo e intercettati da Israele.

L’attacco non è stato rivendicato ed Hezbollah se ne è lavato le mani respingendo qualsiasi implicazione. Tuttavia, ciò non ha impedito a Israele di scatenarsi e di effettuare almeno 18 operazioni militari contro il Sud, uccidendo otto persone. Uno dei raid ha colpito anche la città di Tiro. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha minacciato di bombardare Beirut e sono stati avviati intensi contatti ai massimi livelli, con Washington e Parigi, per evitare una pericolosissima escalation che poteva far riesplodere un conflitto a tutto campo.

Al momento esistono tre ipotesi sull’identità degli autori dell’attacco partito dal Paese dei cedri verso lo Stato ebraico. L’esercito libanese ha rinvenuto tre rampe di lancio artigianali in una valle remota a nord del fiume Litani. Alcuni hanno collegato questo incidente alla ripresa della guerra nella Striscia di Gaza, altri a Israele. È sorprendente che le rampe siano sfuggite alla sorveglianza israeliana, i cui droni sorvolano giorno e notte il Libano meridionale.

Infine, alcuni ritengono che gli autori di questo attacco siano elementi fuori controllo all’interno di Hezbollah; una prospettiva alimentata dalla fase attuale, in cui l’accordo di novembre - che in pratica equivale a una capitolazione - ha ampliato il divario tra un’ala politica “moderata” fedele a Naïm Qassem, il nuovo segretario generale, e un’ala militare rappresentata da Wafic Safa. L’arrivo in Libano ad aprile di Morgan Ortagus, la nuova inviata aggiunta di Donald Trump a Beirut, dirà se la pressione israeliana è solo l’inizio di una nuova offensiva militare, oppure il ricatto di nuove violenze per spingere il Libano a normalizzare i rapporti con lo Stato ebraico.

Festività congiunte islamo-cristiane

È in questo clima di tensione che il Libano celebra oggi l’Annunciazione, dichiarata festività congiunta musulmano-cristiana nel 2010. Considerata una pietra miliare nel processo di convivenza in Libano, la celebrazione di quest’anno prevede una cerimonia incentrata sulla città di Jbeil, con la partecipazione dei vescovi locali e di dignitari sunniti e sciiti. Il programma prevede scambi di visite tra chiese e moschee, letture del Vangelo e del Corano e parole di lode, rintocchi simultanei delle campane e richiami dei muezzin, nonché salmodie trasmesse dagli altoparlanti. L’evento si concluderà con un iftar, poiché quest’anno il digiuno del mese lunare di Ramadan coincide con la Quaresima. Tutti, tranne i fondamentalisti, si rallegrano della civiltà che contraddistingue questa festa, che si svolge nello spirito della Dichiarazione di Fratellanza di Abu Dhabi sottoscritta da papa Francesco e dall’imam di al-Azhar, ma che rimane priva di una reale valenza popolare.

LA “PORTA D'ORIENTE” È LA NEWSLETTER DI ASIANEWS DEDICATA AL MEDIO ORIENTE

VUOI RICEVERLA OGNI MARTEDI' SULLA TUA MAIL? ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER A QUESTO LINK

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Mons. Jallouf: 'Israele ha superato ogni linea rossa nella nostra Siria dimenticata'
02/04/2024 12:53
Demografia, crisi interna e guerra a Gaza: il Libano a rischio auto-distruzione
16/01/2024 11:06
Beirut: l'assassinio di Pascal Sleiman infiamma il fronte interno libanese
09/04/2024 13:13
Parroco di Gaza: a Pasqua ‘tregua e aiuti’ per una popolazione ‘abbandonata’
26/03/2024 13:02
Card. Pizzaballa: ‘dolore e sconcerto’ per le vittime. Una ‘nuova leadership’ per la pace
19/12/2023 15:11


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”