Sciopero della fame di parlamentari per salvare il lavoro degli agricoltori
Seoul (AsiaNews) – Sciopero della fame per salvare il lavoro agricolo. Lo fanno alcuni parlamentari contro l’accordo di libero scambio in discussione con gli Stati Uniti, che temono farebbe perdere molti posti di lavoro.
Dal 15 gennaio, 9 parlamentari dell'opposizione, appartenenti al Partito democratico del lavoro (Pdl) , hanno iniziato uno sciopero della fame chiedendo al governo di fermare le trattative in corso con gli Stati Uniti per stipulare un Accordo di libero scambio. Tra loro Roh Hoe-chan dice che 213.721 dei 215.880 attuali coltivatori coreani di riso perderanno il lavoro, se nel Paese sarà liberalizzata l’importazione del riso. La liberalizzazione del commercio del riso farebbe perdere il lavoro anche a circa 20 mila coltivatori di altri prodotti.
Secondo un rapporto dell’americano Istituto per le economie internazionali, se sarà introdotto il libero scambio di tutti i prodotti meno il riso, 27.633 agricoltori di riso perderanno comunque il lavoro. Resterebbero senza lavoro anche altri 116.700 lavoratori impiegati in altre industrie primarie, come, ad esempio, 6.500 dipendenti del settore automobilistico e 46.600 di quello per i prodotti elettronici.
Il rapporto prevede che la Corea otterrà comunque benefici dall’Accordo, pari nel medio termine a 27 miliardi di dollari Usa se vi sarà compreso il riso e 20 se sarà escluso; vantaggi che nel lungo termine sono previsti, per le due ipotesi, pari a 51 e 41 miliardi.
“Questo rapporto – protesta Roh – mostra con chiarezza che l’Accordo di libero scambio con gli Usa rovinerà la vita di un alto numero di famiglie sud coreane. Il governo deve subito interrompere i negoziati”.
La protesta è iniziata il primo giorno dei colloqui a Seoul tra i due Stati. Essa è anche sostenuta da esponenti del governativo Partito Uri, come Kim Tae-hong e In Jong-in. Il Pdl e molti gruppi civici hanno anche fatto marce di protesta per le strade.
Da anni gli agricoltori sudcoreani protestano contro la liberalizzazione delle importazioni di prodotti alimentari, pretesa dall’Organizzazione mondiale del commercio, dato che i loro prodotti sarebbero non competitivi rispetto a quelli di altri Paesi. Chiedono al governo una politica di dazi all’importazione o di aiuti interni, come avviene negli Stati Uniti e nell’Unione Europa.
Roh protesta anche che il governo ha dovuto accettare quattro condizioni preliminari, prima ancora di iniziate la trattativa, come ripristinare l’importazione di carne di manzo dagli Stati Uniti e diminuire il numero dei giorni in cui i cinema debbono proiettare solo film nazionali. Funzionari del governo rispondono che accettare queste condizioni era necessario per iniziare la trattativa.
Le due parti vogliono concludere l’Accordo entro marzo. Il governo Usa vuole dare al Congresso il tempo per esaminarlo e votarlo prima del 1° luglio, quando finisce il Trade Promotion Authority concesso al presidente, che gli attribuisce ampi poteri per promuovere merci e servizi degli Stati Uniti e che limita il potere del Congresso a votare gli accordi senza poter proporre emendamenti.
I due Paesi hanno avuto scambi commerciali per 70 miliardi di dollari nel 2005 e scambi nel settore dei servizi commerciali per 14 miliardi nel 2004. Il settore agricolo rappresenta solo il 3,5% degli scambi ed è sceso del 5% dal 2003 dopo il bando della carne di manzo Usa.