Sciopero della fame degli insegnanti iraniani contro arresti e persecuzioni giudiziarie
I docenti chiedono il rilascio dei loro colleghi “critici”, la fine del clima poliziesco nel Ministero dell’educazione e della “promozione dello spionaggio” nelle scuole. Maggiore sostegno per le scuole pubbliche. E le organizzazioni indipendenti dei lavoratori annunciano una “Settimana del lavoro” e manifestazioni, vietate dalle autorità.
Teheran (AsiaNews) – Professori in sciopero della fame e lavoratori in piazza, malgrado i divieti. Si annuncia così l’inizio del mese di maggio in Iran, dopo che Il Consiglio di coordinamento delle associazioni degli insegnanti ha annunciato che un gruppo di docenti comincerà il 2 maggio uno sciopero della fame e i lavoratori del movimento verde una settimana di manifestazioni.
I docenti protestano contro “esecuzioni illegali e condanne alla prigione” che hanno colpito alcuni di loro. A quanto riferisce Tehranreview, il Consiglio delle associazioni di professori chiede “l’immediato e incondizionato rilascio” dalle prigioni di tutti gli insegnanti e il ritiro di ogni azione legale e ufficiale contro “educatori critici”. I firmatari chiedono inoltre maggiore sostegno per le scuole pubbliche attraverso i proventi del petrolio e del gas e la fine di tutte le manovre politiche e di parte sui corsi di studi. Domandano che finisca “l’atmosfera poliziesca” nel Ministero dell’educazione e ogni forma di persecuzione verso educatori “critici”, che ci sia sicurezza del lavoro per gli insegnanti e infine che si smetta di “promuovere lo spionaggio” nelle classi e nelle scuole.
La dichiarazione afferma poi che gli insegnanti che si sono uniti a dimostrazioni o riunioni o hanno presentato le loro opinioni in materia di educazione sono “perseguitati al di fuori della legge e la loro voce non può essere scoltata”. Il documento riporta i nomi di insegnanti arrestati, come Badaghi, Khastar, Davari e Momeni tra i molti che hanno subito condanne a lunghe pene detentive, che hanno anche provocato “danno al livello di vita delle loro famiglie” e condanna le sentenze di morte contro due di loro, Kamangar e Ghanbari, sostenendo che le sentenze “non sono in linea con la Repubblica islamica”.
Comincerà, invece, l’1 maggio la “settimana del lavoro” da alcuni gruppi sindacali vicini all’opposizione. La Giornata internazionale di lavoratori non è mai stata una festa ufficiale in Iran, ciò nondimeno i lavoratori l’hanno sempre celebrata, malgrado interventi repressivi della polizia. Quest’anno le autorità hanno vietato ogni riunione delle organizzazioni indipendenti dei lavoratori e minacciato severe punizioni. Lo scorso anno, una manifestazione a Park Laleh fu duramente repressa e ci furono 120 arresti.
Quest’anno, il Ministero della sicurezza, la polizia e i paramilitari Basij sono stati messi in massima allerta. Malgrado le minacce, le organizzazioni indipendenti hanno annunciato la “Settimana” che prevede manifestazioni a Teheran e in altre città e che prenderanno il via con una riunione alla tomba dell’ayatollah Khomeini. Alcune organizzazioni, però, per l’esperienza della brutale repressione, hanno invitato i loro sostenitori a celebrare la Giornata con piccole riunioni all’interno delle fabbriche.
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