Sarkozy per una valuta internazionale di riferimento
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Allargare il gruppo delle 7 maggiori economie mondiali (G7) per il controllo del mercato valutario e accrescere il ruolo del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) in questo settore, introducendo le valute emergenti, come lo yuan cinese, nello Special Drawing Right (Sdr), la moneta virtuale utilizzata dal Fondo come riferimento, e attribuendo maggiore importanza al Sdr stesso. Sono le proposte avanzate dal presidente francese Nicolas Sarkozy in vista della riunione dei ministri delle Finanze, banchieri centrali ed esperti delle 20 maggiori economie (G20) apertasi oggi a Nanjing.
Sarkozy, parlando ieri in un seminario, ha definito “indispensabile” “una maggior supervisione del Fmi” sulle bilance dei pagamenti e sulle riserve valutarie degli Stati. Proposta che vuole essere subito operativa, dato che “la Francia sostiene una modifica dello statuto del Fmi per espanderne le capacità di supervisione”. La riforma è indicata come necessaria per evitare “una proliferazione di misure unilaterali” che potrebbero portare “a un nuovo protezionismo finanziario” con danni per tutti.
Il G20, sotto la presidenza proprio della Francia, discute come ottenere maggiore stabilità nel mercato valutario mondiale, anche per evitare una guerra dei cambi. I Paesi occidentali, Stati Uniti in testa, da anni premono sulla Cina perché rivaluti lo yuan, ritenuto fortemente sottostimato (si parla del 40-45%) con ingiusto vantaggio per i prodotti cinesi che così sono scambiati a basso prezzo sui mercati mondiali. Di recente la Federal Riserve, vera banca centrale Usa, ha deciso di effettuare un maxi-acquisto di buoni del Tesoro statunitensi, manovra da molti ritenuta un tentativo indiretto di modificare il tasso di cambio del dollaro nei confronti delle altre valute (vedi AsiaNews del 19.11.2010, La guerra delle valute e la scomparsa della Fed).
La proposta francese ha suscitato l’irrigidimento di Cina e Stati Uniti.
Il vicepremier cinese Wang Oishan, nel discorso di benvenuto che oggi ha aperto i lavori, ha chiarito che “le riforme monetarie globali dovrebbero essere realizzate in modo propositivo e graduale”, anche perché si tratta di “un processo complesso e di lungo termine”. Pechino per prima ha proposto, già da anni, di sostituire il dollaro Usa, quale valuta di riferimento, con gli Sdr del Fmi (vedi AsiaNews del 27.6.2009, Pechino riafferma l’urgenza di rimpiazzare il dollaro con una moneta mondiale). Ma non vuole perdere il controllo della sua valuta.
Il presidente cinese Hu Jintao sempre ieri, durante un incontro con Sarkozy, ha osservato, con riguardo alle azioni militari in corso in Libia, che eventuali danni a civili innocenti “sarebbe una violazione dell’intenzione originale del Consiglio di Sicurezza Onu”, che ha autorizzato l’intervento di Paesi terzi proprio per proteggere i civili. Commento che molti esperti ritengono una risposta all’affondo francese sulle valute.
Pure critico sull'idea degli Sdr è Timothy Geithner, Segretario di Stato Usa al Tesoro, che ritiene non adeguata questa proposta e ha insistito che “il più importante problema odierno” è l'inconsistenza della politica mondiale dei cambi, con “alcuni Paesi emergenti” [la Cina] che controllano il cambio delle loro valute invece di rimetterlo alle fluttuazioni di mercato, con “danni per l’economia mondiale”, rischi di inflazione interna [per questi Paesi] e di risposte protezionistiche degli altri Stati. Egil ha comunque chiarito che, prima di concordare un nuovo ruolo dei Sdr, occorre che i Paesi rinuncino al controllo delle loro valute, che “permettano il libero movimento dei flussi di capitali” e che ci siano banche centrali indipendenti.
Peraltro se Washington non vuole che il dollaro perda il ruolo di valuta di riferimento, nemmeno Pechino ha interesse a cambiamenti repentini. La Cina ha la maggior riserva mondiale di valuta estera e si stima che sia costituita per circa due terzi in dollari o altri valori stimati in dollari, per cui un rapido deprezzamento del dollaro avrebbe effetti diretti sulla ricchezza dello Stato cinese.
Esperti ritengono che Sarkozy non si aspetti risultati immediati ma stia preparando il terreno per il prossimo summit G20 a novembre a Cannes (Francia), nel quale cercare di creare un più “stabile ed elastico” ordine monetario, come ha sempre detto il presidente francese, che nel 2012 concorrerà per la sua rielezione.