Santa Sede: il mondo ha bisogno di una globalizzazione della solidarietà
Intervenendo all’assemblea dell’Onu, mons. Migliore esprime la preoccupazione che la crisi economica mondiale finisce col pesare sull’aiuto allo sviluppo. Esiste un rapporto tra sviluppo e diritti umani.
Città del Vaticano (AsiaNews) - La globalizzazione della solidarietà attraverso la rapida realizzazione degli Obiettivi del millennio è “un fondamentale obbligo morale” della comunità internazionale, che chiama in causa particolarmente l’impegno dei Paesi più avanzati alla lotta contro la povertà, ma che rischia di essere messa da parte dalla crisi economica che li sta coinvolgendo. E’ il richiamo alla responsabilità internazionale che mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede all’ONU, ha rivolto ieri alle Nazioni Unite nel suo intervento per l’apertura della 63.ma assemblea generale, ill testo del quale è stato diffuso in Vaticano.
Mons. Migliore ha osservato che da quando sono stati fissati gli Obietti, ossia da otto anni, si è visto che “con l’impegno internazionale, nazionale e locale, numerose nazioni sono più indipendenti economicamente. Alcuni Paesi non sviluppati sono divenuti mediamente sviluppati ed alcuni che o erano stanno entrando tra le economie altamente sviluppate”. Ma “in questi giorni stiamo assistendo ad un dibattito su un'emergenza economica volta a risolvere una crisi che rischia di sconvolgere l'economia di molti Paesi avanzati, lasciando migliaia e migliaia di famiglie senza lavoro”. “'Questo intervento di enormi proporzioni, che - ha osservato mons. Migliore - ammonta a diverse volte il totale degli aiuti internazionali, non può non porre una pressante domanda: come trovare i fondi per salvare un sistema finanziario al tracollo, se si rimane incapaci di trovare le risorse necessarie da investire nello sviluppo di tutte le regioni del mondo, a cominciare dalle più arretrate?”.
D’altro canto, esiste una “precisa relazione” tra il raggiungimento degli Obiettivi del millennio ed il rispetto dei diritti umani: essi, “hanno in comune l’obiettivo di preservare e proteggere la dignità umana”. E d’altro lato, la realizzazione degli Obiettivi “è strettamente legata al rispetto dei diritti umani”. “E’ dunque necessario provocare una nuova cultura dei rapporti umani, caratterizzata da una fraterna visione del mondo, una cultura basata sull’imperativo morale di riconoscere l’unità del genere umano e sull’imperativo pratico di dare un contributo alla pace”.
In tale logica, il diplomatico vaticano ha infine invitato la comunità internazionale a concentrarsi sugli obiettivi da raggiungere senza lasciarsi distrarre da nuovi come quelli “sulla salute sessuale e riproduttiva” che rischiano di introdurre “pratiche e politiche lesive della dignità umana e dello sviluppo sostenibile”.
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