Santa Sede e Hanoi: storia di un rapporto sofferto
di Franco Pisano
Dalla fine della guerra si è passati dalla persecuzione all’ostilità, alla ricerca di collaborazione, anche se ancora ci sono forme e luoghi di repressione. Il “no” del 1998 a Giovanni Paolo II.
Città del Vaticano (AsiaNews) - I rapporti tra Vaticano e Vietnam hanno conosciuto momenti di estrema tensione, per le molte difficoltà e la vera persecuzione che il governo di Hanoi lanciò dopo l’unificazione del Paese e malgrado in quegli anni Paolo VI fosse intervenuto a più riprese contro i bombardamenti americani del Nord. Papa Montini si adoperò sia in forma pubblica - con appelli e in particolare con le lettere scritte al presidente Johnson e ai capi dei due Vietnam (1967) - sia in forma riservata per una soluzione negoziata del conflitto.
Ancora nell’ottobre del 1998, rispondendo ad un invito dei vescovi del Vietnam, Giovanni Paolo II aveva espresso la propria “disponibilità” a recarsi in pellegrinaggio al santuario della Madonna di La Vang. Ma il governo fece sapere di “non avere l’intenzione di invitare il papa, per il momento”.
Il fallimento di un tentativo di costruire una Associazione patriottica sul modello cinese e il lento lavoro del Vaticano per convincere il governo dell’utilità della collaborazione con la Chiesa cattolica hanno permesso da un lato di trovare un modus vivendi per le nomine dei vescovi e dall’altro di consentire via via spazi maggiori di intervento ai cattolici. Questo attuale atteggiamento del governo vietnamita viene messo in relazione con la convinzione che la Chiesa cattolica può essere di aiuto sia nell’assistenza a poveri ed handicappati che nella gestione di scuole materne e strutture sanitarie, tutti compiti teoricamente riservati ad istituzioni statali. Viene valutata positivamente anche l’opera che essa può compiere per “ridare l’anima” ad un Paese che tenta di affrontare i fenomeni della ricerca dell’arricchimento a tutti i costi e della corruzione.
Prima di Nguyen Tan Dung, la presenza ufficiale di esponenti governativi di Hanoi in Vaticano registra, due anni fa, tra il 27 giugno e il 2 luglio 2005 i colloqui di una commissione governativa. In tale occasione fu formulato “l’auspicio che si avanzi rapidamente” verso la “normalizzazione” dei rapporti. Prima di tale evento, era stato era stato il vice-primo ministro Wu Khoang ad entrare nei palazzi apostolici il 29 novembre 2002 per incontrare l’allora segretario di Stato, card. Angelo Sodano, e il “ministro degli Esteri” di Giovanni Paolo II, mons. Jean-Louis Tauran. Prima ancora ci sono stati degli incontri, fin dagli anni ’90, ma “riservati”.
Sul piano dei rapporti, sono significative anche le “più profonde condoglianze al Vaticano, alla comunità dei cattolici del mondo intero e ai fedeli cattolici del Vietnam” espresse dal governo di Hanoi per la morte di Giovanni Paolo II, in un messaggio inviato dal primo ministro Pham Van Khai al cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano. E, in occasione dei funerali del Papa, fu anche consentito di istallare nella cattedrale di Hanoi un maxischermo per seguire la cerimonia.
Da non trascurare, infine, il fatto che il Vietnam ha ottenuto quest’anno l’ammissione al Wto, l’Organizzazione internazionale del commercio, un passo per il quale era ritenuta importante anche la questione del miglioramento della situazione dei diritti umani, compresa la libertà di religione.
Sono invece numerose – quattordici - le visite compiute in Vietnam a scadenze quasi regolari da delegazioni della Santa Sede. L’ultima, del novembre 2005, fu guidata dall’allora prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il cardinale Crescenzio Sepe, che incontrò ad Hanoi il viceprimo ministro vietnamita Vu Khoan.
Il viaggio del card. Sepe seguì all’accettazione da parte del governo vietnamita della erezione della nuova diocesi di Ba Ria. Nel corso della visita, il porporato poté anche ordinare ad Hanoi 57 nuovi sacerdoti. In precedenza, nel maggio 2004, di rientro da una missione in Vietnam, mons. Pietro Parolin, sottosegretario agli Esteri del Vaticano, sottolineava come “in più occasioni si è ribadito da parte vietnamita l'intenzione di lasciare indietro il passato e di guardare con fiducia al futuro”.
Lo ha confermato il cardinale Pham Minh Man, arcivescovo di Ho Chi Min City, che in un’intervista ad AsiaNews ha raccontato che “a novembre, insieme con alcuni vescovi ho incontrato il presidente della Repubblica socialista del Vietnam Nguyen Minh Triet. Abbiamo parlato e scambiato punti di vista che riguardano la libertà di religione, i diritti di proprietà, la responsabilità della Chiesa di contribuire allo sviluppo del Paese, specialmente per ciò che concerne l’educazione e la salute. Il presidente ha promesso che il governo verrà incontro gradualmente alle giuste attese”.
Ciò non toglie che nelle province più isolate ci siano ancora situazioni di totale mancanza di libertà religiosa. Una testimonianza raccolta da AsiaNews nella provincia di Son La, nell’estremo nordovest del Paese, ai confini con il Laos, racconta di divieto di celebrare messe in pubblico ed anche di riunirsi a pregare in gruppo, ostacoli e difficoltà di ogni genere, una metodica campagna di diffamazione contro i cattolici. E di funzionari del partito che vanno in giro a spiegare che le attività religiose “sono vietate dalla legge”.
C’è poi una petizione al Papa, scritta proprio in vista dell’incontro di oggi e firmata da più di 1650 sacerdoti, religiosi e laici vietnamiti, che vivono in patria e all’estero. Il documento denuncia il permanere di una politica governativa che nega la libertà religiosa e i diritti umani. Si ricorda, tra l’altro, l’ordinanza del 2004 ed il decreto del 2005 sui credenti e le religioni che avoca al governo il pieno controllo, in via di principio, su tutti gli aspetti – stato, attività, proprietà e rapporti – che riguardano la vita delle Chiese. L’appello sottolinea anche le attività antireligiose svolte dal governo nei confronti delle diverse religioni. Numerosi gli esempi, come gli arresti e i maltrattamenti di persone che avevano Bibbie, sequestri di libri religiosi, la detenzione di padre Thaddeus Nguyen Van Ly e la vicenda dei terreni del santuario di Nostra Signora di La Vang, al quale è permesso di usare solo 6,5 ettari dei 23,5 che possiede.
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