28/08/2012, 00.00
INDONESIA
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Sampang: quattro morti negli scontri fra sunniti e sciiti. Critiche per l’inerzia del governo

di Mathias Hariyadi
Sull’isola di Madura è ancora alta la tensione interconfessionale. Negli scontri di ieri anche otto feriti e decine di case devastate. Una faida familiare e rivalità fra gruppi rischiano di sfociare in aperto conflitto. Attivisti, intellettuali e società civile contro il presidente Yudhoyono e l’esecutivo centrale.

Jakarta (AsiaNews) - È ancora alta la tensione nella reggenza di Sampang, sull'isola di Madura, teatro di violenti scontri fra musulmani sunniti e sciiti. Centinaia di poliziotti e soldati dell'esercito pattugliano le strade, ma resta alto il pericolo di ulteriori schermaglie fra i due fronti. Ieri sono morte quattro persone - due per parte - cui si aggiungono otto feriti e almeno una quarantina di abitazioni devastate. Il bilancio resta provvisorio e rischia di aumentare se il governo non interverrà con decisione a riportare la calma in una zona da mesi focolaio di un possibile conflitto interconfessionale (cfr. AsiaNews 19/01/2012 East Java: cresce la tensione fra sunniti e sciiti, timori di un conflitto); la popolazione punta il dito contro il presidente Susilo Bambang Yudhoyono e l'esecutivo centrale a Jakarta, incapaci in tutti questi mesi di sedare le violenze.

Ieri la maggioranza sunnita della zona ha attaccato la minoranza sciita, dopo mesi di tensione innescati da una faida di natura familiare fra i due gruppi. La polizia non ha saputo contenere gli scontri, mentre il governo - aggiungono diversi analisti e intellettuali - non ha saputo o voluto prendere gli opportuni provvedimenti per spegnere il focolaio di tensione, che ora rischia di trasformarsi in un rogo dalla portata devastante per il Paese.

Da diversi fronti vengono lanciate pesanti accuse contro il capo dello Stato, che nulla avrebbe fatto per fermare le violenze e sradicare il seme dell'odio fra gli stessi fedeli di Maometto nel Paese musulmano più popoloso al mondo. Per questo, molti leader moderati ed esponenti del fronte islamico criticano con ferocia l'operato di Yudhoyono.

Aan Anshori, presidente dell'Islamic Network of Anti-Discrimination Movement (Jiad), originario di Jombang nello Java orientale, vuole inviare un forte messaggio ai leader della nazione. Interpellato da AsiaNews, il giovane leader musulmano esponente del Nahdlatul Ulama (Nu), sottolinea che il fatto di sangue che ha colpito "il gruppo di minoranza sciita" è un chiaro segnale alla nazione che "le diversità fra musulmani "non vanno risolte con la violenza". Al contrario, servono tatto e misure adeguate "sia dei leader religiosi, che degli esponenti di governo". Un parere condiviso da Andi Sujatmika, giovane leader Nu e attivista per il dialogo interreligioso, che invoca protezione e misure deterrenti contro gli attacchi di gruppi estremisti. 

Fra le voci critiche sull'operato del governo vi è Kiai Hajj Arifin Husaein, meglio noto come Gus Nuril, leader del Nahdlatul Ulama (Nu) nello Java centrale, secondo cui il presidente "non ha fatto nulla per dirimere la questione". Egli aggiunge che "nessun conflitto potenziale potrà essere sradicato" se l'autorità centrale in Indonesia "non si impegna ad assumere misure deterrenti" per "mettere fine alle ostilità". Gli fa eco Ahmad Mujahid, che critica pure l'operato della polizia che ha colpito "senza ragioni" il leader sciita Tajul Muluk accusandolo - ingiustamente - di diffondere insegnamenti "illeciti".

L'attivista per i diritti umani Usman Hamid, di Jakarta, critica anch'egli l'operato dell'esecutivo sotto la leadership di Yudhoyono; il potente Consiglio indonesiano degli Ulema (Mui) ha inoltre diffuso un comunicato, in cui spiega che la setta sciita non ha compiuto alcun insegnamento "illecito".

Raggiunto da AsiaNews nel suo ufficio a Yogyakarta, il prof. Mohammad Machasin, docente di Islamologia alla Islamic Sunan Kalijaga High School, invita le autorità al pugno di ferro contro i provocatori, che "manipolano" opinioni e idee a seconda dei propri interessi. Esperto di storia e culture islamiche, egli aggiunge che non è facile decidere se la comunità sciita di Sampang è "illecita" o "legale", a causa delle numerose "varietà" dei diversi movimenti. Resta però il fatto che il governo deve promuovere quella parte della società civile che desidera il "dialogo pacifico" per risolvere "i conflitti interconfessionali fra maggioranza e gruppi minoritari". 

 

 

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