Salvate Mosca dai palazzinari: sono peggio di Stalin
Mosca (AsiaNews) - Case del ‘600 e ville nobiliari del ‘700, sopravvissute al rogo napoleonico del 1812, cadono sotto i colpi dei palazzinari moscoviti con la complicità dell’amministrazione comunale. Le demolizioni sembrano riportare il Paese alla furia delle distruzioni urbanistiche del tempo di Stalin. Ma il mostro di oggi è la modernizzazione: edifici storici vengono distrutti per far posto a parcheggi, centri commerciali e residence extra lusso per la nuova borghesia. Un acceso dibattito è in corso sui media russi e si vanno ingrossando le fila del movimento per la tutela dei monumenti: semplici cittadini, determinati a combattere per preservare la “Mosca antica”. Anche rimettendoci la vita.
Fra le ultime distruzioni vi è la “casa del diacono” (risalente al 1695), parte del complesso della chiesa della Resurrezione in via Kadashi, anch’essa a rischio abbattimento. I lavori di smantellamento erano iniziati nel 2003, ma erano stati sospesi a causa delle proteste. Il palazzo è rimasto abbattuto a metà fino alla scorsa settimana, quando - nonostante le garanzie di tutela fatte dal sindaco Yury Luzhkov - le gru hanno finito l’opera. Presto al suo posto sorgerà un condominio della Five Capitals da 36mila metri quadri.
Al grido di “nuovo è bello”, il valore storico e la bellezza di un edificio sono aspetti trascurabili. Quel che conta è il terreno sottostante. Secondo la Moscow Architecture Preservation Society, si tratta di “genocidio” culturale: sono oltre 400 gli edifici storici scomparsi negli ultimi 12 anni. Solo nel 2004 la capitale ha perso il Voentorg, grande magazzino di inizio ‘900 demolito per fare spazio a un centro commerciale e l’albergo Moskva, la cui immagine è il simbolo della celebre vodka Stolichnaya, sostituito con un Four Seasons.
Secondo gli attivisti, al grande business dei palazzinari moscoviti partecipa anche il comune: l’80% dei progetti edili coinvolge in qualche modo l’amministrazione di Mosca e gli organismi di controllo sono soggetti al sindaco Yury Luzhkov, la cui ricca moglie presiede la società di sviluppo immobiliare Inteko. Succede così che i palazzi entrano ed escono dalla lista dei monumenti tutelati senza una spiegazione ben precisa.
Decine di famiglie vengono espropriate forzatamente e confinate in periferia. E i cittadini non ci stanno. Ad agosto Ljudmila Melikova, 70 anni, è stata uccisa mentre protestava per la preservazione del quartiere Bolshoj dove viveva. È morta schiacciata da un camion nel cantiere che aveva preso il posto di una casa dell’800. Ironia della sorte, il cantiere è proprio di fronte alla Facoltà di architettura dell’Università statale, dove studiano i giovani che in futuro dovrebbero avere a cuore la conservazione del patrimonio.
02/02/2022 08:59
16/05/2020 08:00