Saleh: non lascio il potere se l’opposizione partecipa alle elezioni
Il presidente yemenita nella prima intervista dopo il suo ritorno a Sanaa minaccia la guerra civile e non vuole firmare l’accordo per la transizione raggiunto con i Paesi del Golfo. Continuano gli scontri nella capitale e a Taiz.
Sanaa (AsiaNews/Agenzie) – Ali Abdullah Saleh, presidente dello Yemen da 33 anni, ha dichiarato ufficialmente che non cederà il potere, come sembrava aver promesso, se verrà permesso ai suoi oppositori di partecipare alle elezioni che decideranno la successione. Saleh è rientrato nel Paese la settimana scorsa dopo tre mesi di assenza, in cui è stato ricoverato in un ospedale di Riyadh per curarsi dei postumi di un attentato (23/09/2011 Saleh torna in Yemen. A Sanaa continuano i combattimenti).
Saleh si è rifiutato di firmare un accordo di transizione preparato dai Paesi del Golfo, in base al quale, in cambio dell’immunità, trasferirebbe i suoi poteri al vice presidente Abdrabuh Mansur Hadi. Il presidente deve affrontare, oltre a un forte movimento di opposizione democratica in piazza, l’ostilità di clan tribali molto potenti e la secessione di numerosi reparti dell’esercito. “Se trasferiamo il potere e le forze rivali sono ancora lì, vuol dire che avremo ceduto a un colpo di Stato. Se trasferiamo il potere, e loro sono ancora sulle loro posizioni e sono loro che prendono le decisioni, questo sarà molto pericoloso. Questo porterà alla guerra civile”.
I giornalisti che lo hanno intervistato hanno dichiarato che Saleh mostra I segni di cicatrici profonde, e problemi di udito; non è stato permesso pubblicare nessuna sua immagine con l’intervista.
Dal gennaio 2011 gli oppositori sono accampati in un’area centrale di Sanaa, ribattezzata “Piazza del cambiamento”. Molti sono stati uccisi durante questi mesi di proteste. Saleh attribuisce la responsabilità alle forze tribali e ai secessionisti dell’esercito: “Uccidono i manifestati da dietro per biasimare lo Stato”, ha affermato.
Oggi a Sanaa la situazione pare tranquilla, anche se - a dispetto della tregua dichiarata - alcuni razzi sono caduti ieri sui quartieri settentrionali della capitale. Ma al tramonto un accampamento degli oppositori di Saleh è stato attaccato a Taiz, nel su del Paese. Stati Uniti e Arabia saudita temono che la situazione di instabilità possa permettere alle forze di Al Qaeda di guadagnare terreno nel sud dello Yemen.
Saleh si è rifiutato di firmare un accordo di transizione preparato dai Paesi del Golfo, in base al quale, in cambio dell’immunità, trasferirebbe i suoi poteri al vice presidente Abdrabuh Mansur Hadi. Il presidente deve affrontare, oltre a un forte movimento di opposizione democratica in piazza, l’ostilità di clan tribali molto potenti e la secessione di numerosi reparti dell’esercito. “Se trasferiamo il potere e le forze rivali sono ancora lì, vuol dire che avremo ceduto a un colpo di Stato. Se trasferiamo il potere, e loro sono ancora sulle loro posizioni e sono loro che prendono le decisioni, questo sarà molto pericoloso. Questo porterà alla guerra civile”.
I giornalisti che lo hanno intervistato hanno dichiarato che Saleh mostra I segni di cicatrici profonde, e problemi di udito; non è stato permesso pubblicare nessuna sua immagine con l’intervista.
Dal gennaio 2011 gli oppositori sono accampati in un’area centrale di Sanaa, ribattezzata “Piazza del cambiamento”. Molti sono stati uccisi durante questi mesi di proteste. Saleh attribuisce la responsabilità alle forze tribali e ai secessionisti dell’esercito: “Uccidono i manifestati da dietro per biasimare lo Stato”, ha affermato.
Oggi a Sanaa la situazione pare tranquilla, anche se - a dispetto della tregua dichiarata - alcuni razzi sono caduti ieri sui quartieri settentrionali della capitale. Ma al tramonto un accampamento degli oppositori di Saleh è stato attaccato a Taiz, nel su del Paese. Stati Uniti e Arabia saudita temono che la situazione di instabilità possa permettere alle forze di Al Qaeda di guadagnare terreno nel sud dello Yemen.
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