Sale a oltre 22mila morti il bilancio del ciclone Nargis
Il governo militare annuncia che le agenzie umanitarie estere “dovranno negoziare” con il regime il loro ingresso in Myanmar. Scetticismo tra i birmani sulle reali possibilità di “apertura”. A quattro giorni dal disastro, l’Onu attende ancora i visti per alcuni suoi funzionari.
Yangon (AsiaNews) – Sale di ora in ora il bilancio delle vittime del ciclone Nargis in Myanmar: l’ultimo dato ufficiale parla di 22.464 morti e 41mila dispersi. La cifra sembra destinata ad aggravarsi e su alcuni blog birmani si parla già di “oltre 50mila” vittime.
Nonostante l’iniziale fermezza della giunta a tenere il referendum costituzionale il 10 maggio, è stato annunciato alla tv di Stato il posticipo parziale del voto (il 24 maggio) nelle aree più colpite: il territorio dell’Irrawaddy e 40 circoscrizioni di Yangon. A quattro giorni dal passaggio di Nargis è ancora difficile valutare la portata del disastro per la mancanza di collegamenti telefonici ed il blocco delle vie di comunicazione. Rimane ambigua, intanto, la posizione della giunta circa le offerte di aiuto internazionale per affrontare l’emergenza.
A quanto annunciato da Maung Maung Swe, ministro per l'Assistenza sociale, le squadre di esperti e aiuti dall’estero saranno accolti con favore, ma “dovranno negoziare” con il regime il loro ingresso in territorio birmano. Per ora sembra che il via libera dei generali, seppur prudente, sia stato concesso solo alle agenzie Onu, i cui membri però aspettano ancora il visto. Il regime dei generali ha sempre considerato le Ong straniere come uno “strumento neocolonialista”. In occasione dello tsunami del 2004 aveva rifiutato i soccorsi dall’esterno, mantenendo la tradizionale linea di isolamento. Analisti birmani esprimono scetticismo circa l’apertura ammessa dal regime: sarà debolissima in confronto ai bisogni reali della popolazione, almeno fino a che non si concluderanno tutte le operazioni di voto per il contestato referendum sulla nuova Costituzione. Significativa la notizia dell’agenzia Mizzima News, legata alla dissidenza all’estero, che riferisce di una circolare segreta in cui le autorità mettono in “stato di massima allerta” le agenzie di sicurezza perché controllino da vicino le organizzazioni internazionali presenti nel Paese non permettendo loro liberi spostamento fino al 10 maggio.
Un altro fattore aggiunge dubbi sulle concrete possibilità di reale “apertura” del governo di Naypydaw. Nelle zone colpite da Nargis sono presenti gruppi di separatisti - come il Karen National Union - che non hanno ancora firmato il cessate-il-fuoco con il regime. Lo scorso aprile i quotidiani di Stato avevano organizzato una campagna proprio contro una delle più accreditate agenzie umanitarie mondiali, la Croce Rossa, accusata di sostenere i ribelli Karen.
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