Sacerdoti indonesiani: la fede, il dono di Benedetto XVI alla Chiesa universale
Jakarta (AsiaNews) - Il "Motu proprio" Porta Fidei con cui Benedetto XVI ha indetto l'Anno della Fede è uno dei gesti più significativi del suo pontificato, perché ha riportato all'attenzione della comunità cattolica il tema della spiritualità e del rapporto con Gesù Cristo. È quanto affermano sacerdoti ed esperti di teologia indonesiani, ripercorrendo "i molti gesti" di "grande importanza" compiuti da papa Ratzinger per la Chiesa del terzo millennio. L'invito alla riflessione e alla conversione personale più volte invocata dal Papa diventa così occasione per rinnovare lo Spirito e seguire la via tracciata "dal più grande servo di Cristo" della nostra era.
Secondo p. BS Mardiaatmadja la Lettera apostolica dell'11 novembre 2011 con cui il Papa ha indetto l'Anno della Fede (dall'11 ottobre 2012, nel 50mo anniversario dell'inizio del Concilio Vaticano II, al 24 ottobre 2013, festa di Cristo Re) è "l'ingresso" indicato alla Chiesa e ai cattolici per condurre una vita "più salda in Cristo". Egli parla di "un nuovo spirito" indicato da Benedetto XVI alla Chiesa e di un "tempo speciale di grazia divina per la conversione personale e per il rafforzamento della morale cristiana" nella società.
Durante un seminario (nella foto) tenuto il 17 febbraio scorso a Jakarta, il sacerdote teologo ha ricordato che "il mondo ha bisogno di testimoni" che siano stati "illuminati" dalla Parola di Dio, perché essi stessi preparino "l'ingresso" alla fede ad altri fratelli e sorelle. P. Mardiaatmadja ricorda inoltre che non è importante la professione esercitata - medico, politico, impiegato, operaio o insegnante - ma ciò che conta è "la spiritualità" quale criterio fondante della vita quotidiana.
P. Aloysius Budipurnomo, sacerdote diocesano a Semarang, sottolinea inoltre la continuità fra il Beato Giovanni Paolo II e papa Ratzinger nella promozione del dialogo interreligioso con l'islam, grazie al suo "talento, intelligenza e profonda spiritualità". Presidente della commissione diocesana responsabile dei rapporti con i musulmani, il teologo nota il suo "discernimento" nell'analisi del mondo e dei suoi problemi e nella denuncia del "deserto spirituale" che avanza in un mondo sempre più materialista. "Apprezzo Benedetto XVI - conclude - come il più grande servo di Cristo della nostra era" confermato anche dall'apertura alla tecnologia e ai nuovi media nel compito di evangelizzazione: "Grazie per questo papato, breve nella durata ma dalla spiritualità profondissima".