Sacerdoti e suore indiani: la Chiesa segua il cammino di Benedetto XVI
Città del Vaticano (AsiaNews) - Un esempio di umiltà e di carità, che lascia la guida della Chiesa dopo averle indicato il giusto cammino da seguire. È così che alcuni sacerdoti, suore e seminaristi indiani descrivono Benedetto XVI ad AsiaNews, mentre aspettano insieme ad altre migliaia di fedeli l'ultima catechesi del papa, oggi, in piazza San Pietro.
Tra loro c'è anche Anan, originario di Trivandrum (Kerala), che è a Roma da tre anni per studiare. Egli era presente al concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto, l'11 febbraio scorso, quando il papa ha annunciato la sua rinuncia al ministero petrino. "Ero abbastanza vicino - ricorda - e mentre parlava lo vedevo stanco, eppure pieno di vita. Nella sua rinuncia si è dimostrato il grande pastore che è sempre stato. Questi sono gli esempi che dobbiamo prendere come modello per il nostro futuro. Presto sarò sacerdote, e vedere la sua umiltà anche in momenti di crisi insegna ad avere coscienza di sé non pensando a se stessi, ma al bene della Chiesa, proprio come ha fatto lui".
Suor Mary, benedettina della Divina Provvidenza, arriva in piazza quasi correndo, con un ampio sorriso dipinto sul volto. "Sono sicura - dice ad AsiaNews - che sarà ancora più vicino alla Chiesa e pregherà più di chiunque altro per il bene nostro, del clero e di tutti i fedeli nel mondo. Per la mia vita di religiosa e di donna egli è un grande esempio di umiltà, in un mondo in cui il potere ha sempre più importanza. Egli è il capo della Chiesa e ha mostrato cosa significa esserne davvero servitore".
Anche p. Benjamin, che ha da poco preso i voti, parla dell'umiltà di Benedetto XVI come del tratto più distintivo della sua persona e del suo pontificato. "Per me - sottolinea - egli è stato davvero il papa più importante della storia della Chiesa. I suoi documenti e i suoi scritti sono stati per me di grande ispirazione e forza". E, proprio negli anni della sua formazione sacerdotale, i libri su Gesù di Nazareth "mi hanno spinto ad affrontare ed esaminare in modo più profondo la mia vocazione, aiutandomi a capire la mia strada. Devo ringraziare il papa, perché tutto quello che ha fatto in questi anni, fino alla sua estrema rinuncia, l'ha fatto per il bene della Chiesa. L'ha fatto per tutti noi". (GM)