19/08/2006, 00.00
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Sacerdoti di Jaffna: salvateci dal silenzio e dalla morte

di Danielle Vella

L'appello per fermare il conflitto, è rivolta in particolare a UE, Stati Uniti, Norvegia, Giappone. In una settimana il bilancio è di 90 uccisi, 150 feriti, 25 mila sfollati.

Jaffna (AsiaNews) – "Andiamo verso la morte nel silenzio e nell'isolamento più totale": è l'appello inviato ad AsiaNews da un gruppo di sacerdoti cattolici della penisola di Jaffna (nord Sri Lanka), con cui supplicano la comunità internazionale di venire in soccorso agli abitanti della penisola, intrappolati da oltre una settimana dal coprifuoco e dal fuoco incrociato di esercito e ribelli tamil.

I sacerdoti desiderano l'anonimato per ragioni di sicurezza. Nel loro appello essi ricordano che dall'11 agosto nei raid aerei e negli scontri a fuoco almeno 90 civili sono stati uccisi e feriti oltre 150. Circa 25 mila persone sono sfollate dall'aerea in cerca di rifugio.

L'urgente appello è indirizzato "alla coscienza mondiale, da Jaffna, prostrata nella guerra".

"Negli ultimi 6 giorni – si dice - la situazione si è deteriorata in modo drastico. Andiamo verso la morte nel silenzio e nell'isolamento più totale. Forse che il mondo vuole tacere, dimenticarsi, non prendersi cura di noi? Come può la comunità internazionale – soprattutto l'Unione Europea, la Conferenza dei donatori per lo Sri Lanka, gli inviati di pace da Norvegia e Giappone – rimanere indifferente mentre persone innocenti e disarmate vengono uccise? Vi preghiamo: agite in tempo e salvateci".

La Conferenza dei donatori – capeggiata da Stati Uniti, Unione Europea, Giappone, Norvegia – ha chiesto un cessate-il-fuoco e un ritorno ai negoziati il 16 agosto scorso. Ma il cessate-il-fuoco e le speranze di pace sembrano sempre più lontane. Il bilancio dei morti cresce anche fra i militari: l'ultimo bollettino dell'esercito riporta che nella scorsa settimana sono stati uccisi 100 soldati e 700 ribelli, compresi 75 membri delle Tigri.

La popolazione di Jaffna è isolata e senza comunicazioni col resto della nazione. I sacerdoti cercano di distribuire aiuti nonostante il coprifuoco. Essi descrivono la città scossa dalle bombe, senza acqua, telefono, con pochissima elettricità, mentre "la gente è sempre più presa dal panico e dalla tensione".

Secondo i sacerdoti, gli sfollati hanno trovato rifugio nelle chiese, nelle scuole, negli edifici pubblici e perfino sotto gli alberi delle strade: "Non hanno la forza di andare in luoghi più sicuri perché vi è il coprifuoco imposto dall'esercito, con pause troppo brevi, che non permettono alcun movimento".

I sacerdoti accusano l'esercito di frenare i movimenti delle persone per "usarle come scudi umani contro gli attacchi delle Tigri tamil". Circa  mille persone sull'isoletta di Mandaithevu hanno rifiutato gli aiuti delle organizzazioni umanitarie, chiedendo piuttosto di essere portati in un luogo sicuro.

Anche le organizzazioni internazionali umanitarie sono costrette dal coprifuoco a distribuire gli aiuti in fretta. Gli ospedali mancano di personale e medicine e non hanno possibilità di curare i molti feriti che vengono portati loro.

Per l'etnia tamil dello Sri Lanka, Jaffna rappresenta il cuore della loro cultura. Essa è stata spesso l'epicentro del conflitto, strappata ai ribelli a metà degli anni '90. Vari analisti pensano che questi ultimi scontri siano un tentativo delle Tigri di impossessarsene di nuovo.

Gli scontri sono segno che una vera  e propria guerra è iniziata di nuovo. Il conflitto fra esercito cingalese e le Tigri Tamil (Liberation Tigers of Tamil Eelam, Ltte), che dura da quasi 20 anni, ha fatto finora almeno 65 mila morti. Sebbene sia stato dichiarato un cessate-il-fuoco nel 2002, non si vede ancora alcuna soluzione al problema della coesistenza fra le due etnie.

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