Sacerdote ucciso: la Chiesa chiede l'impegno "imperativo" per la pace
Colombo (AsiaNews) – Un urgente appello alle autorità politiche e ai ribelli tamil per “ristabilire la pace” in Sri Lanka arriva in questi giorni dalla Chiesa locale. Ancora scioccati dalla morte di p. Nicholaspilai Packiyaranjith, ucciso da una mina il 26 settembre nel nord del Paese, la comunità cattolica e i suoi leader religiosi si rivolgono per l’ennesima volta alle parti in conflitto, affinché si torni al tavolo dei negoziati.
Numerose dichiarazioni sono seguite alla morte di p. Packiyaranjith, 40 anni, coordinatore per il distretto di Mannar del Servizio dei gesuiti per i rifugiati (JRS). Nel condannare l’assassinio, l’arcivescovo di Colombo, mons. Oswald Gomis, ha sottolineato “che la pace è ormai un imperativo urgente”. Il presule si chiede: Per quanto può continuare questa carneficina?” Preghiamo perché questo incidente acceleri il processo di pace, così che le vittime di questo conflitto non siano morte in vano”.
Il vescovo di Mannar, mons. Rayappu Joseph, ed il JRS chiedono “alla comunità internazionale e a tutti gli uomini e alle donne di buona volontà di far sentire la loro voce condannando questa guerra senza senso”. Il vescovo, inoltre, si appella a governo e ribelli perché aprano negoziati politici che portino alla pace. Stessa richiesta arriva dalla Caritas locale (Sedec) e dalla Commissione Giustizia e Pace.
Dal canto suo anche la Conferenza episcopale dello Sri Lanka (CBCSL), in una dichiarazione ufficiale, ha posto la pace come la questione “più urgente e di più alta priorità” per il Paese. Soprattutto dopo la morte violenta di p. Packiyaranjith “preghiamo e auspichiamo che la cultura della morte e la violenza insensata che si sono impadronite del nostro Paese abbiamo presto fine”, si legge nel comunicato dei vescovi. Anche la Conferenza dei superiori religiosi della Chiesa cattolica diffonderà una dichiarazione di condanna per la morte del sacerdote e di richiesta alle autorità e alle Tigri tamil di cessare le violenze contro gli operatori umanitari, i civili e i leader religiosi.
La guerra civile in Sri Lanka va avanti da oltre 20 anni e vede scontrarsi le Tigri tamil – che rivendicano uno stato indipendente per la loro minoranza etnica nel nord e nell'est – e l’esercito governativo. Un cessate-il-fuoco è stato siglato nel 2002, valido ormai solo sulla carta. Circa 5mila persone sono state uccise negli scontri tra i militari e i guerriglieri delle Tigri dall'inizio del 2006. Mentre dallo scoppio della guerra, nel 1983, si contano circa 70mila morti e centinaia di migliaia i profughi.