Sacerdote russo rinuncia alla corsa al Cremlino
di Nina Achmatova
Ioann Okhlobystin non si candida alle presidenziali per il mancato appoggio del Patriarcato di Mosca. Esclude di correre per le elezioni di marzo anche l’oligarca Mikhail Prokhorov, entrato in polemica con l’amministrazione Medvedev. Le voci su un possibile ritorno di zar Vlad.
Mosca (AsiaNews) – Continuano i colpi di scena nell’arena politica russa in vista delle presidenziali di marzo 2012. Due su quattro dei possibili candidati alla poltrona più alta del Paese si sono ritirati, mentre gli analisti avvertono che ci sono tutti i segnali per un ritorno di Vladimir Putin, attuale premier, al Cremlino. È notizia di oggi che il sacerdote ortodosso Ioann Okhlobystin, 45 anni, autocandidatosi la settimana scorsa, ha rinunciato alla corsa per la mancata benedizione della Chiesa russo-ortodossa.
L’uomo, da sempre diviso tra la vita mondana (è un attore e sceneggiatore) e quella ecclesiastica, ha reso nota la sua decisione via Twitter, chiedendo che si ripristini sulle schede elettorali l’opzione di voto “contro tutti”. Prima di lui ha rinunciato alle aspirazioni presidenziali l’oligarca e re dell’alluminio Mikhail Prokhorov, fuoriuscito dal partito “Causa giusta” in polemica con i suoi stessi collaboratori.
Il 15 settembre, durante un convegno che doveva essere centrato sulla preparazione della campagna elettorale in vista delle parlamentari di dicembre, gli iscritti hanno votato per la destituzione di Michail Prokhorov, che ne era stato eletto leader tre mesi prima, con il benestare del Cremlino. Ufficialmente, la corrente maggioritaria rimprovera all’oligarca una leadership autoritaria e alcuni errori strategici.
Ma secondo diversi media russi, c’è dell’altro e la vicenda potrebbe essere anche un segnale dell’improbabilità che il presidente Dmitri Medvedev sia scelto come candidato forte all’interno del tandem per le presidenziali. Stando ad alcune indiscrezioni uscite oggi in internet, il Cremlino voleva da Prokhorov la vittoria di circa 50 seggi alla Duma in modo da spianare la strada per la candidatura di Medvedev alle presidenziali proprio nelle fila di “Causa Giusta”, come sfidante del suo ex mentore Putin, leader indiscusso del partito di maggioranza “Russia Unita”. In cambio Medvedev avrebbe dato a Prokhorov la poltrona di premier. Le figure scelte dal miliardario (comunisti e liberaldemocratici) come candidati alle parlamentari, però, non rispondevano ai canoni che si aspettava il Cremlino, intenzionato a incanalare nel partito i voti dei liberali moderati. Da qui la rottura: Prokhorov prima ha spiegato di essere entrato in conflitto con l’ideologo e consigliere del Cremlino Vladislav Surkov, poi ha definito “un fantoccio” la formazione di cui è stato brevemente capo e ha annunciato di voler formare un nuovo partito.
Dopo il caso Prokhorov, come riporta il sito Newsru.ru, sono iniziate a serpeggiare tra i politologi russi voci che Medvedev possa uscire dal tandem e che i prossimi sei anni (tanto è il mandato presidenziale in Russia), la Russia sarà guidata dalla coppia Putin - Kudrin. Secondo gli esperti del quotidiano Izvestja, infatti, l’attuale ministro dell’Economia sarebbe il prescelto al ruolo di primo ministro nel caso “zar Vlad” tornasse al Cremlino. “Aleksey Kudrin è un riformatore sopravvissuto alla crisi finanziaria del 2008 e ancora molto vicino a Putin - spiega Nikolai Petrov del Carnegie Centre di Mosca - svolgerebbe il ruolo di premier-kamikaze per portare avanti le dolorose riforme strutturali necessarie allo sviluppo della Russia, mentre il nuovo presidente continuerà una politica di avvicinamento all’Europa, senza che la sua popolarità in patria venga così intaccata”.
L’uomo, da sempre diviso tra la vita mondana (è un attore e sceneggiatore) e quella ecclesiastica, ha reso nota la sua decisione via Twitter, chiedendo che si ripristini sulle schede elettorali l’opzione di voto “contro tutti”. Prima di lui ha rinunciato alle aspirazioni presidenziali l’oligarca e re dell’alluminio Mikhail Prokhorov, fuoriuscito dal partito “Causa giusta” in polemica con i suoi stessi collaboratori.
Il 15 settembre, durante un convegno che doveva essere centrato sulla preparazione della campagna elettorale in vista delle parlamentari di dicembre, gli iscritti hanno votato per la destituzione di Michail Prokhorov, che ne era stato eletto leader tre mesi prima, con il benestare del Cremlino. Ufficialmente, la corrente maggioritaria rimprovera all’oligarca una leadership autoritaria e alcuni errori strategici.
Ma secondo diversi media russi, c’è dell’altro e la vicenda potrebbe essere anche un segnale dell’improbabilità che il presidente Dmitri Medvedev sia scelto come candidato forte all’interno del tandem per le presidenziali. Stando ad alcune indiscrezioni uscite oggi in internet, il Cremlino voleva da Prokhorov la vittoria di circa 50 seggi alla Duma in modo da spianare la strada per la candidatura di Medvedev alle presidenziali proprio nelle fila di “Causa Giusta”, come sfidante del suo ex mentore Putin, leader indiscusso del partito di maggioranza “Russia Unita”. In cambio Medvedev avrebbe dato a Prokhorov la poltrona di premier. Le figure scelte dal miliardario (comunisti e liberaldemocratici) come candidati alle parlamentari, però, non rispondevano ai canoni che si aspettava il Cremlino, intenzionato a incanalare nel partito i voti dei liberali moderati. Da qui la rottura: Prokhorov prima ha spiegato di essere entrato in conflitto con l’ideologo e consigliere del Cremlino Vladislav Surkov, poi ha definito “un fantoccio” la formazione di cui è stato brevemente capo e ha annunciato di voler formare un nuovo partito.
Dopo il caso Prokhorov, come riporta il sito Newsru.ru, sono iniziate a serpeggiare tra i politologi russi voci che Medvedev possa uscire dal tandem e che i prossimi sei anni (tanto è il mandato presidenziale in Russia), la Russia sarà guidata dalla coppia Putin - Kudrin. Secondo gli esperti del quotidiano Izvestja, infatti, l’attuale ministro dell’Economia sarebbe il prescelto al ruolo di primo ministro nel caso “zar Vlad” tornasse al Cremlino. “Aleksey Kudrin è un riformatore sopravvissuto alla crisi finanziaria del 2008 e ancora molto vicino a Putin - spiega Nikolai Petrov del Carnegie Centre di Mosca - svolgerebbe il ruolo di premier-kamikaze per portare avanti le dolorose riforme strutturali necessarie allo sviluppo della Russia, mentre il nuovo presidente continuerà una politica di avvicinamento all’Europa, senza che la sua popolarità in patria venga così intaccata”.
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