Sacerdote giordano: Queste elezioni sono un piccolo passo verso una Primavera araba e il dialogo politico
Amman (AsiaNews) - Contestate dall'opposizione islamista e dai diversi membri del National Reform front, le elezioni che si terranno domani in Giordania sono "un piccolo passo verso una vera partecipazione politica, frutto di una Primavera araba avvenuta senza spargimenti di sangue, ma con il dialogo". È quanto afferma ad AsiaNews p. Rif'at Bader, sacerdote del Patriarcato latino e direttore del Centro cattolico di studi e comunicazioni. Il sacerdote rivela che almeno 50 candidati cristiani parteciperanno alle votazioni. "Per la prima volta nella storia della Giordania - afferma - la popolazione potrà votare oltre ai tradizionali rappresentanti legati ai gruppi tribali e ai clan, anche i gruppi politici. Questa per noi è una vera rivoluzione".
Dopo le contestazioni del 2011 organizzate dai Fratelli musulmani, che hanno costretto alle dimissioni ben due Primi ministri, le autorità hanno deciso di aumentare il numero dei seggi da 105 a 132, dedicandone 27 a gruppi politici. "Essi - sottolinea p. Bader - non sono ancora partiti, ma sono un'alternativa al sistema basato su candidati singoli scelti fra le varie tribù e clan". Per il sacerdote, se tale processo avverrà in modo pacifico, nei prossimi quattro anni si assisterà una maggiore partecipazione politica dei cittadini, che avverrà senza colpi di Stato o spargimenti di sangue. Essa potrebbe aprire alla possibilità di eleggere anche il Primo ministro a tutt'oggi nominato dal re.
La novità di queste votazioni è però la partecipazione di un folto gruppo di candidati cristiani. Essi sono circa 50 e alcuni hanno già avuto esperienze in parlamento, che per legge riserva 9 seggi alla minoranza. "Molti dei nostri candidati hanno scelto di aderire ai gruppi politici e se saranno eletti potremmo aumentare la nostra rappresentanza in parlamento". I cristiani sono circa 170 mila (2,8% della popolazione). Nonostante l'esiguo numero essi sono però molto attivi nella società, attraverso la gestione di scuole, università e ospedali che offrono servizi senza distinzioni di etnia o credo. Secondo il sacerdote queste elezioni sono una buona occasione per dimostrare al Paese che i cristiani non sono una realtà chiusa, che chiede diritti in quanto minoranza, ma aperta e attiva nello sviluppo della società giordana.
P. Bader è conscio dei problemi del governo e delle sue mancanze, fra tutte i gravi casi di corruzione e lo stallo sulle riforme economiche per combattere l'alto tasso di disoccupazione. Tuttavia egli contesta la scelta dei Fratelli musulmani di boicottare il voto. "Per gli islamisti - afferma - i gruppi politici non rappresentano i cittadini in modo adeguato. Essi vogliono un cambiamento radicale del Paese, che con le condizioni attuali non può avvenire a meno di gravi sconvolgimenti. La tattica dura utilizzata dai loro leader rischia di tenerli lontani dal cambiamento in atto. Meglio fare riforme dentro il parlamento. Il processo deve essere pacifico, non può essere violento o imposto con la forza". (S.C.)