Sacerdote di Mosul: "Il nuovo governo assicuri il rispetto delle minoranze"
Al di sotto delle aspettative i risultati per le liste cristiane; ora si spera in una Costituzione che garantisca libertà religiosa.
Mosul (AsiaNews) "Non importa di che origine, curdo o sciita, come iracheni e cristiani ora abbiamo bisogno di un governo che rispetti le varie comunità e minoranze del Paese". Padre Ragheed Ganni, della diocesi caldea di Mosul, città a maggioranza sunnita del nord Iraq, ha espresso con queste parole ad AsiaNews il suo desiderio per il dopo elezioni.
P. Ganni sembra fiducioso nonostante i partiti cristiani abbiano ottenuto solo 3 dei 275 seggi all'Assemblea nazionale. "L'importante è che la futura Costituzione ci garantisca libertà religiosa e il diritto di praticare la nostra fede". Secondo il sacerdote di Mosul, dove molte persone non sono andate alle urne per paura di attentati, il voto dei cristiani si è disperso a causa della frammentazione delle liste: "Forse era necessaria una lista unica, anziché 4 distinte".
Nella provincia settentrionale di Ninive, dove si trova Mosul e zona ad alta percentuale di cristiani siro caldei, il 30 gennaio non si è potuto votare. Solo 93 dei 330 seggi stabiliti nel territorio hanno aperto e in alcuni villaggi cristiani come Qaraqosh, Baghdeda e Karamlesh il materiale elettorale non è mai arrivato.
P. Ganni racconta che a Mosul sono molto forti ancora sentimenti antigovernativi. "I sunniti qui non sono andati a votare e ancora non parlano di ricostruzione". La tensione nella terza città del Paese è ancora alta. Nel fine settimana si sono registrati numerosi scontri tra forze della coalizione e ribelli, in cui è morta una donna. Secondo p. Ganni "la sicurezza del Paese ha ancora bisogno delle truppe americane". "Con il tempo dichiara il sacerdote - il nostro governo potrà assicurare un sistema di sicurezza adatto a proteggerci, ma in questo processo è necessario il sostegno delle forze straniere". (MA)