Sacerdote dell’Assam: Come uno tsunami, la crisi umanitaria tra tribali e musulmani
Bongaigaon (AsiaNews) - "In Assam stiamo vivendo una crisi umanitaria della portata di uno tsunami": è la denuncia di un sacerdote tribale cattolico ad AsiaNews, che ha scelto la condizione di anonimato, in merito alle violenze esplose tra tribali Bodo e settlers musulmani nei distretti di Kokajhar e Chirang. Secondo le autorità, le vittime sono salite a 32, mentre ormai 170mila persone hanno abbandonato le loro case. Governo e polizia avrebbero allestito dei campi profughi per accogliere la gente in fuga e curare i feriti.
Il sacerdote è di etnia Bodo, e si trova proprio nella città di Kokrajhar per fornire sostegno e aiuti a entrambe le comunità. "La realtà delle cose - spiega - è molto, molto peggio rispetto a quanto mostrano i media locali. Le televisioni dipingono scenari di distruzione, in cui le uniche vittime sono i musulmani. Ma non è nulla rispetto a quanto stanno vivendo i tribali".
I tribali Bodo rappresentano la popolazione autoctona di queste aree dell'Assam. Oggi invece, spiega il sacerdote, "c'è uno squilibrio tra la popolazione indigena e quella islamica. Ora i tribali rappresentano una minoranza: i musulmani hanno occupato le loro terre, appropriandosene anche grazie alla connivenza delle autorità locali, relegando i Bodo in condizioni di povertà ed emarginazione".
Così, aggiunge, "circa il 70% delle famiglie tribali non ha più alcun tipo di terreno, nonostante il 90% di questa popolazione viva di agricoltura. Ma piccoli appezzamenti non possono garantire la sussistenza a tutte queste persone. Il risultato è che metà di loro soffrono la fame".
"La sofferenza della gente - racconta - è davvero intensa, i loro occhi sono disperati, senza futuro. Hanno perso tutto: case, terreni, fattorie, coltivazioni... tutto è stato saccheggiato e distrutto dai migranti musulmani. È così ovunque, anche in quelle zone dove gli islamici rappresentano una minoranza".
In questa drammatica situazione, la Chiesa cattolica ha allestito altri campi profughi. "Qui - sottolinea il sacerdote - accogliamo tutti, tribali e musulmani. Speriamo di raggiungere quante più persone possibile, e di riuscire a costruire ponti di pace e di comprensione".