Sacerdote cattolico primo religioso nella lista dei martiri del Nepal
Kathmandu (AsiaNews) - P. John Prakash, il sacerdote indiano assassinato nel 2008 dagli estremisti indù, è nella lista dei martiri nazionali del Nepal. Lo conferma Gita Rasailee, coordinatrice del comitato per martiri e gli scomparsi. L'elenco deve esere ancora completato. Il sacerdote cattolico è la prima vittima dell'odio interreligioso a essere riconosciuta come martire nel Paese a maggioranza indù.
La donna spiega ad AsiaNews che "al momento i martiri sono sempre stati scelti in base a pressioni politiche", sfruttati dalle varie fazioni per avere consensi. Secondo la Rasailee occorre fissare prima i criteri per definire chi è realmente degno di essere proclamato martire nazionale. "Per fare ciò - continua - il nostro team sta esaminando tutti i settori della società, distinguendo fra vittime di questioni legate alla politica e alla religione". Per questa ultima categoria, la ricercatrice sottolinea l'attenzione che il comitato ha per la figura di p. John Prakash, che per il suo operato al servizio dei più deboli e il suo sacrificio potrebbe essere proclamato martire nazionale, nonostante la sua cittadinanza indiana.
Gita Rosailee racconta che pochi in Nepal conoscono il reale significato della parola "martire", che dopo la guerra civile contro la monarchia ha assunto un valore ideologico, utilizzato per celebrare personaggi di valenza soprattutto politica. Esempio di tale controversia è la "Giornata nazionale dei martiri" festeggiata in tutto il Paese lo scorso 29 gennaio. L'evento si è tenuto in un clima di grande tensione, dopo le accuse contro il Primo ministro maoista Baburan Bhattarai che si è servitor del suo potere per proteggere i quadri del partito implicati nei massacri avvenuti durante la guerra civile.
Dopo la salita al potere nel 2006, i maoisti hanno fatto pressioni per vedere riconusciuti i loro quadri morti in operazioni di guerra. Essi hanno stilato una lista di ben 835 guerriglieri, che ha scatenato polemiche in parlamento, spingendo le altre formazioni a sfruttare a loro volta la figura dei leader defunti. Il partito Madhesi pretende che siano riconosciuti 53 martiri morti nella guerra civile, mentre sono circa 150 quelli presentati dai partiti conservatori e altri movimenti politici.