Russia: ucciso a coltellate un noto sacerdote critico del Patriarcato
Mosca (AsiaNews) - Il "sacerdote del dialogo", una delle figure "più scomode" per la Chiesa ortodossa a causa delle sue posizioni apertamente critiche del Patriarcato di Mosca. Così conoscenti ed esponenti del mondo ortodosso russo ricordano padre Pavel Adelgheim, trovato morto la sera del 5 agosto nella sua casa a Pskov, presumibilmente accoltellato da un ragazzo che era suo ospite.
L'ufficio stampa del Dipartimento regionale del ministero degli Interni ha fatto sapere che il sospetto assassino è stato fermato e che è stata aperta un'inchiesta per omicidio. Secondo quanto raccontato al canale indipendente Dozhd da Lev Shlosberg, un parlamentare della regione di Pskov, padre Pavel stava ospitando nella sua casa - nella parrocchia di Costantino ed Elena - Serghei Pchelinzev, 27 anni e con problemi mentali, un ragazzo inviatogli da alcune conoscenti da Mosca. Mentre stavano chiacchierando in cucina con la moglie del sacerdote, il ragazzo lo avrebbe aggredito con un coltello, ferendolo a morte. Alcuni testimoni hanno raccontato che durante l'aggressione il giovane urlava che era stato il diavolo a ordinargli di uccidere il sacerdote. Durante l'arresto da parte della polizia, il ragazzo si è inferto alcune coltellate al torace ed è stato portato in ospedale.
Questa versione dei fatti, però, non coincide con quanto raccontano gli amici e i parenti del presunto killer. I suoi ex compagni di studi all'Istituto di cinematografia di Mosca lo ritraggono come un ragazzo sorridente e "perfettamente sano". Sua madre ha spiegato che il figlio era andato a Pskov per prepararsi al suo imminente matrimonio.
Il sacerdote, 75 anni appena compiuti, era noto tra le altre cose per essersi espresso a favore delle Pussy Riot, condannate a due anni di detenzione per la performance anti-Putin nella cattedrale di Cristo Salvatore. Padre Pavel aveva sottoscritto una petizione che chiedeva al Patriarca Kirill di mostrare compassione verso le componenti del gruppo punk femminsta. "Quelle donne - aveva scritto in un blog - hanno smascherata la bugia della Chiesa ortodossa russa e il suo legame innaturale con la Federazione russa".
Padre
Pavel è sempre stato un esempio di coraggio e coerenza, ricordano in molti.
Ordinato sacerdote durante il dominio dell'Unione Sovietica, nel 1964,
dopo cinque anni viene arrestato per aver distribuito letteratura religiosa in
forma di samizdat. Nel 1970 è condannato a tre anni di campo di lavoro per
"diffamazione" del regime sovietico. Durante la prigionia, perde
l'uso della gamba destra e viene rilasciato nel 1972, ormai disabile. Nel 1976
entra nella diocesi di Pskov, dove iniziano i suoi attriti con le gerarchie
ecclesiastiche. Negli ultimi anni, ricorda il sito d'informazione Gazeta.ru,
non ha mai smesso di denunciare la cosiddetta "verticale del potere"
del Patriarcato di Mosca e i comportamenti corrotti dei vescovi ortodossi, pur
non arrivando mai alla decisione estrema di abbandonare la Chiesa.
Il parlamentare Shlosberg ha
paragonato il "martirio" di padre Pavel con quello di Aleksander Men, il celebre sacerdote e teologo
ortodosso critico del potere, ucciso il 9 settembre 1990, alla periferia di
Mosca, in circostanze mai chiarite.
Sul sito d'informazione religiosa, pravmir.ru, lo ricordano come il sacerdote "più scomodo" nella Chiesa ortodossa russa. "Diceva quello che pensava, viveva in piena rispondenza con le sue parole, perfino durante i tempi sovietici, durante i quali per le omelie non davano mitre dorate, ma anni di detenzione". "Era un uomo che non aveva paura e che non si poteva far finta non esistesse o che la sua parola e la sua esistenza non avessero significato", scrive il commentatore e biblista Andrei Desnizki.
Un portavoce del Patriarca russo ha fatto sapere che Kirill prega per l'anima di padre Pavel.
30/05/2020 08:09
31/07/2018 08:12