Rupantar: minacce di morte a regista e attori per un personaggio transgender
Al centro della polemica un film che narra le vicende di un giovane pittore orfano e cresciuto in un ashram. Egli rifiuta il corteggiamento di una donna facoltosa perché si sente donna in un corpo di uomo. Attacchi e polemiche sui social. L'omosessualità e il gender da sempre temi sensibili in Bangladesh, nazione a maggioranza musulmana.
Dhaka (AsiaNews) - Minacce di morte al regista, agli attori, fino ai tecnici che hanno collaborato alla realizzazione della serie; la società di produzione Ekanna Media costretta a cancellare in tutta fretta il prodotto dalla piattaforma YouTube dove veniva trasmesso e, dal 16 aprile, non risulta più disponibile. Ciononostante le offese e gli attacchi continuano incessanti con migliaia di messaggi rilanciati sui social, alimentando un clima di tensione e di paura che è causa di angoscia per possibili attacchi o violenze.
Al centro della controversia il popolare film “Rupantar” (Trasformazione, in lingua locale) diretto da Rafat Mozumder Rinku e basato sulla sceneggiatura di Neehar Ahmed, che ha per protagonista il celebre attore del piccolo schermo Farhan Ahmed Jovan. Messo in onda in occasione dell’Eid, la festa che celebra la fine del Ramadan (mese sacro di digiuno e preghiera islamico), esso ha subito scatenato la polemica per la presenza al suo interno di un personaggio transgender interpretato dallo stesso Jovan.
In queste settimane si è registrata una produzione senza precedenti di attività connesse all’intrattenimento, soprattutto per la vicinanza delle ricorrenze dell’Eid e del Capodanno bengalese (Pahela Baisakh, 1431), segnata dall’uscita di numerosi film, opere teatrali e canzoni. Nonostante l’atmosfera di festa, attorno a Rupantar è divampata una polemica feroce: diventato subito virale, il film ha originato centinaia di post e di messaggi molti dei quali critici verso l’opera. Sono emerse al contempo richieste di boicottaggio nei confronti del protagonista Jovan e dello sponsor principale della produzione.
La storia è incentrata su un giovane pittore che ha perso quando era ancora piccolo i genitori in un incidente ferroviario, rimanendo senza famiglia e ricevendo ospitalità ed istruzione in un ashram per bambini. Nonostante la fama acquisita come artista, egli è costretto ad affrontare una serie di complicazioni quando la figlia di una facoltosa famiglia si innamora del suo lavoro e della sua persona, proponendogli di sposarla. Egli rivela che tale unione è impossibile a causa di una condizione ormonale in base alla quale egli ha il fisico di un uomo, ma si identifica sul piano psicologico con una donna. Questo è il cuore del film “Rupantar”.
Molti spettatori in Bangladesh - nazione a maggioranza musulmana in cui i temi dell’omosessualità, le manifestazioni Lgtb e il tema del transgender sono sensibili, se non tabù - hanno espresso il timore che lo spettacolo promuova la “cultura transgender” lasciando spiazzati regista e attori. Il regista Rinku ha spiegato: “La mia intenzione era semplicemente quella di raccontare la storia di un individuo alle prese con complicazioni ormonali, un disturbo fisico. Non ho ritratto alcuna relazione [sentimentale] di successo all’interno dell’opera, ma piuttosto ho cercato di rappresentare la crescente solitudine che il protagonista deve affrontare. È scoraggiante vedere quanto vi sia stata una errata interpretazione del racconto”. Anche l’attore protagonista è intervenuto nella polemica, respingendo le critiche e manifestando sgomento gli attacchi personali ricevuti. “L’opera - ha dichiarato Jovan - è oggetto di esame e di critiche, ma è scoraggiante vedere così tante persone che mi prendono di mira di persona. È inaccettabile”.
Intanto sui social divampa la polemica con prese di posizione e opinioni contrapposte, e contrastanti, sul significato di Rupantar e le intenzioni degli sceneggiatori. Alcuni sostengono che sia stato creato per promuovere l’ideologia transgender, mentre altri affermano che il regista ha travisato la questione e le problematiche collegate al tema, evidenziando una mancanza di comprensione e di conoscenza della materia. Intanto la Walton, una delle principali organizzazioni commerciali private del Paese, ha preso le distanze dall’opera al cui interno compaiono pubblicità e prodotti legati al marchio e all’azienda.
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