Ruak, “eroe” dell’indipendenza, è il nuovo presidente di Timor Est
Dili (AsiaNews/Agenzie) - L'ex capo delle Forze armate Taur Matan Ruak è il nuovo presidente di Timor Est, avendo sconfitto al ballottaggio il rivale e leader del Fretlin Party Francisco "Lu Olo" Guterres. Considerato "uomo forte" della nazione e visto come un "eroe" dalla popolazione, Ruak appare in grado di garantire la stabilità in un Paese che ha saputo conquistare l'indipendenza dopo oltre due decenni di lotte sanguinose. Egli succede al premio Nobel Jose Ramos-Horta, giunto terzo alle elezioni del 17 marzo scorso, che ha saputo trasformare la carica di presidente - vista come una figura cerimoniale - in un'istituzione rispettata e in grado di rappresentare l'unità nazionale.
Il ballottaggio si è tenuto ieri e - secondo i primi risultati diffusi dalla Commissione elettorale, che dovrà certificare la validità del voto - ha sancito la vittoria del 55enne Ruak. Egli ha ottenuto 275.441 voti (il 61,23%), contro i 174.386 (38,77%) del rivale Guteress. Sarà lui a guidare le celebrazioni per il decennale dell'indipendenza e a salutare i caschi blu ormai pronti al ritiro. I risultati dovranno essere convalidati dalla Corte d'appello, dopo l'esame di eventuali ricorsi.
Dopo aver votato nel seggio elettorale di appartenenza, Ruak ha dichiarato: "Vincerò le elezioni. Diventerò il presidente di tutti e assicurerò pace e stabilità". E ha aggiunto: non vi saranno nemici, perché "chiunque sarà nostro amico".
Ruak (nella foto) e Guteress sono entrambi ex leader di primo piano della guerriglia: tuttavia, mentre il secondo ha cercato di oscurare l'immagine di militare e combattente, Ruak ha invece cavalcato questo elemento per tutta la campagna elettorale. Un aspetto che desta più di una preoccupazione fra la popolazione. Alla vigilia del voto un 36enne veterano di guerra di nome Felisiano Da Conceicau, che non ha voluto dichiarare la propria preferenza, ha affermato: "Non sono un bene per la pace a Timor Est", mentre "la popolazione chiede solo la pace".
Nelle ultime settimane 1,1 milioni di cittadini si sono recati alle urne, nel primo di una serie di eventi chiave che determineranno la stabilità futura della nazione. Fra gli altri, le elezioni legislative a giugno ed entro fine anno - dopo tre di amministrazione Onu e 10 dalla piena indipendenza, nel 2002 - vi sarà il ritiro completo delle truppe delle Nazioni Unite. Oltre 1200 caschi blu Onu hanno garantito la sicurezza delle seconde elezioni presidenziali da Paese "libero"; il primo voto, nel 2007, è stato caratterizzato da violenti scontri l'anno precedente - durante la campagna elettorale - che hanno causato 37 morti e rischiato di far precipitare Timor Est in una vera e propria guerra civile.
Fra i vari problemi, Timor Est deve risolvere l'annosa dipendenza dalle fonti energetiche del sottosuolo - gas e petrolio - che pur essendo di portata minima costituiscono il 90% circa dell'indotto statale. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha definito la nazione "l'economia più dipendente dal petrolio al mondo". Il 95% dei timoresi sono di fede cattolica, ma vi sono pure piccole comunità di musulmani e protestanti. In passato la nazione ha vissuto lunghi periodi di criticità alimentari e carestie, nonostante gli aiuti forniti dalla comunità internazionale (cfr. AsiaNews 16/10/2008, Per almeno cinque mesi all'anno i timoresi vanno a letto affamati).
11/05/2007
21/04/2022 11:26