Rivolte in Yunnan e Hainan: la polizia spara sulla folla
Hong Kong (AsiaNews/Chrd) – La polizia dello Yunnan ha sparato su un gruppo di 100 contadini che cercava di difendere la loro terra espropriata da una compagnia mineraria. L’incidente è avvenuto il 20 aprile, ma la notizia è giunta solo oggi perché le autorità hanno isolato la zona. Negli scontri con la polizia, ameno un contadino, Chen Changfa, di etnia Miao, è stato ucciso; altri 5 sono stati feriti in modo grave e più di 20 picchiati e contusi.
Il sanguinoso incidente è avvenuto nel villaggio di Saixi, vicino alla città di Mengdong, nella prefettura autonoma dell’etnia Miao, una delle decine di minoranze presenti in Cina. Il gruppo minerario Zijin, una delle compagnie più importanti del Paese, stava negoziando con gli abitanti del villaggio per aprire una miniera di tungsteno sulla loro terra. Ma gli abitanti avevano finora rifiutato perché il compenso che veniva loro promesso era insufficiente.
Due giorni fa, protetti da guardie di pubblica sicurezza, polizia e guardie civili inviati dal governo, un gruppo di minatori ha cominciato gli scavi sul terreno del villaggio. I contadini hanno tentato di fermarli e di riprendere la scena con una videocamere per documentare il sopruso. La polizia e i minatori hanno sequestrato le videocamere, mentre la tensione è cresciuta sempre più. A un certo punto la polizia ha sparato sulla folla e Chen, colpito, è morto immediatamente. Altri cinque feriti in modo grave sono stati portati all’ospedale di Wenshan. Altri 20 contadini sono stati ricoverati all’ospedale di Malipo. Decine di abitanti de villaggio sono stati portati via dalla polizia per essere interrogati. Il governo di Malipo ha bloccato ogni fuga di notizie sulla vicenda e la polizia ha messo dei posti di blocco sulle vie principali per controllare e interrogare chiunque entri o esca dalla contea.
Un incidente simile è avvenuto fra il 9 e il 13 aprile nella provincia di Hainan (Cina del sud). La polizia si è scontrata con 6 mila abitanti di 3 villaggi, di etnia Li, a Longqiao (distretto di Longhua). Gli abitanti protestavano contro il governo locale per aver confiscato oltre 100 mila mu di terra coltivata (circa 7 mila ettari) per costruire dei campi da golf, dando loro un compenso troppo basso. La polizia ha lanciato gas lacrimogeni e ha caricato la folla, ferendo almeno 300 contadini. Anche alcuni poliziotti sono stati feriti. La polizia ha isolato tutta l’area e non permette ai giornalisti di intervistare gli abitanti.
Secondo Chen Xiwen, vice direttore dell’Ufficio centrale per gli Affari finanziari ed economici, gli espropri forzati di terra sono la causa prima delle centinaia di rivolte che tutti i giorni scoppiano nel Paese. I dati del ministero della Terra e delle risorse affermano che nel 2006 le espropriazioni indebite di terreni sono cresciute fino a 100 mila ettari di terreni, un’estensione che supera del 76% quella del 2005. Almeno 43 mila ettari espropriati sono terreni agricoli. Alcune personalità del Partito rivendicano l'uso delle armi contro i contadini e manifestanti.
Secondo alcuni attivisti per i diritti umani, la campagna contro il Tibet e il Dalai Lama lanciata dalla Cina, è usata anche per nascondere tutte queste violazioni, interne al Paese e compiute contro la stessa popolazione cinese.