Rivolta dei Gelsomini: l’Arabia saudita teme il contagio, e pensa alle riforme
Manama (AsiaNews/Agenzie) – Mentre l’incendio scaturito da Tunisia ed Egitto sta divampando ovunque nel mondo arabo, e la Libia è sull’orlo della guerra civile, i governi dei Paesi non ancora travolti dalla rivolta cercano di prendere misure per scongiurare l’esplosione sociale. È il caso dell’Arabia saudita e degli Emirati, che seguono con preoccupazione ciò che sta accadendo in Bahrain e in Yemen. In un rapporto reso noto oggi la “Banque Saudi Fransi”, un’istituzione chiave nel regno del Golfo, consiglia i governi dei due Stati di impostare riforme “nell’istruzione e nella creazione di posti di lavoro”. Il rapporto sottolinea la necessità delle riforme “per immettere più sauditi sul mercato del lavoro, e per affrontare la piaga della disoccupazione”. Nello stesso tempo i sovrani di Giordania e Marocco dichiarano che riforme sociali e politiche saranno realizzate in tempo brevi.
Ma la situazione non accenna a placarsi in Yemen, dove questa mattina un ragazzo è stato ucciso dalla polizia ad Aden. Testimoni affermano che i militari hanno aperto il fuoco su alcuni giovani che scagliavano pietre contro il loro mezzo. Altre persone sono rimaste ferite dai proiettili. La sua morte porta a 12 il numero delle persone che hanno perso la vita dal 17 febbraio, data di inizio delle proteste contro il presidente Ali Abdullah Saleh, al potere da 32 anni. Stamane migliaia di persone hanno dato vita a un’altra manifestazione davanti all’università a Sanaa.
In Bahrain invece dopo che sono state ritirate le forze di sicurezza, e i manifestanti hanno “riconquistato” piazza delle Perle, la situazione potrebbe evolversi verso una soluzione. Centinaia di oppositori del regime sunnita in un Paese a maggioranza sciita hanno ripreso possesso del luogo-simbolo della protesta, giunta ormai al nono giorno di vita. L’opposizione chiede che il governo offra garanzie di mantenere le promesse fatte dopo le giornate più sanguinose delle proteste. La richiesta dell’opposizione include il rilascio degli arrestati, riforme sociali e la fine delle discriminazioni contro gli sciiti.