Ritardati mentali accusati di blasfemia e oggetti di violenze
Lahore (AsiaNews) La legge sulla blasfemia colpisce anche persone con gravi problemi di handicap, come i ritardati mentali; Shahbaz Masih Kaka, 26enne cattolico di Lahore, è stato accusato di blasfemia nonostante l'evidente disabilità. Egli è un paziente di lungo corso dell'ospedale di Lahore ed è stato imprigionato perché accusato da un religioso musulmano.
Del suo caso si è occupato Khalil Tahir, avvocato cristiano e presidente di un movimento che si batte contro le leggi discriminatorie; egli ha esortato il governo ad abrogare la Hudood Ordinance stabilita nel 1979 dal gen. Ziaul-Herq in collaborazione con i fondamentalisti religiosi, basata sul Corano e sulla Sunnah e le leggi sulla blasfemia.
In un'intervista ad AsiaNews Khalil Tahir ha definito questa legge "inumana, una spada di Damocle che pende sulla testa delle minoranze che vivono in condizioni di miseria ed emarginazione".
L'avvocato cristiano ha sottolineato che queste leggi "violano i diritti umani e la dichiarazione Onu sui diritti umani: sono leggi di cui il Pakistan non ha bisogno". Egli ha inoltre precisato che il movimento si batte per l'abrogazione delle leggi sulla blasfemia: "Noi non accetteremo cambiamenti alla normativa se prima non saranno garantite sicurezza e protezione alle persone accusate (a volte ingiustamente) di blasfemia".
Per la libertà di Shahbaz Masih Kaka si è battuto anche il dott. Pervez Ahmad, medico del dipartimento di igiene mentale dell'ospedale di Lahore: egli ha confermato la patologia di Shahbaz Masih e ha sottolineato che un malato non può essere perseguibile per legge. Ma le lotte dei medici e dei legali non hanno dato esiti positivi: per Masih è stato confermato il fermo e dal 25 settembre scorso è rinchiuso nelle prigioni di Faisalabad.
Khalil Tahir si batte anche per i diritti delle donne, la cui condizione è peggiorata negli ultimi tempi: Noma, 17enne cattolica affetta da un grave ritardo mentale, è stata violentata più volte da Muhammad Shaukat, un musulmano che prestava servizio nella casa della ragazza. Le violenze sono emerse quando la madre ha scoperto che Noma era incinta; nel frattempo l'uomo è fuggito dalla casa e le ricerche della polizia non hanno ancora dato alcun esito.
Muhammad Shaukat è un uomo libero, la madre di Noma è morta lo scorso 3 settembre e la ragazza, grazie al sostegno di mons Joseph Coutts vescovo di Faisalabad, ha trovato accoglienza in un centro di aiuto alle donne di Lahore.