25/07/2023, 08.42
RUSSIA-GEORGIA
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Riscrivere la storia in Ossezia del Sud

di Vladimir Rozanskij

Nella repubblica separatista filo-russa georgiana proclamata nel 2008 è in corso un grande dibattito sulla necessità di scrivere nuovi manuali scolastici sulla storia contemporanea della regione. L'ex speaker del parlamento Kociev: "Come si può riscriverla durante una rissa a pugni e coltellate?”.. 

Tskhinvali (AsiaNews) - A Tskhinvali, la capitale della repubblica separatista filo-russa georgiana dell’Ossezia meridionale, è in corso un grande dibattito sulla necessità di scrivere nuovi manuali scolastici, e nuove ricerche più approfondite, sulla storia contemporanea della regione. Ne hanno discusso anche i deputati del Consiglio Supremo, che lamentano come “la nuova generazione di ossetini non conosca i fatti storici, che hanno portato alla formazione della nostra repubblica”.

Questa ignoranza, secondo alcuni intervenuti, “apre la possibilità di diffondere ogni tipo di insinuazioni e deformazioni delle vicende reali, che ognuno si sente in diritto di commentare a modo suo”, compromettendo anche l’opinione e la memoria relativa alle personalità che hanno dato un contributo decisivo alla causa dell’indipendenza. Si tratta del periodo post-sovietico che va dal 1998 al 2008, quando con il conflitto tra Russia e Georgia si è arrivati alla proclamazione della repubblica autonoma dell’Ossezia del sud.

L’ex-speaker del parlamento, il leader del partito comunista locale Stanislav Kočiev, ritiene che il problema non stia nel fatto che la maggior parte dei protagonisti di quegli anni sia ancora viva, ma che gli stessi protagonisti continuino a offrire diverse versioni e interpretazioni dei fatti, alimentando il conflitto all’interno del Paese. Quindi egli si oppone ai “nuovi manuali”, che verrebbero scritti da coloro che ne intendono trarre vantaggio, perché ognuno ritiene di essere il primo e l’unico eroe della nostra storia… come si può scrivere la storia durante una rissa a pugni e coltellate?”.

Per evitare che si perda la memoria di fatti e persone significative, secondo Kočiev, ora ciascuno dovrebbe “dedicarsi a scrivere le proprie memorie”, che un domani verranno studiate dagli storici e da ricercatori neutrali e competenti. “Sono gli storici che devono scrivere la storia, e coloro che ne sono protagonisti rimarranno in questa storia, col segno positivo o negativo che avranno meritato”.

Per il popolare blogger ossetino Alik Pukhat, la storia post-sovietica deve invece essere studiata ora, fissando date e vicende che altrimenti verrebbero dimenticate, ma prima di sedersi a scrivere manuali, è necessario discutere apertamente sugli ultimi vent’anni, ritrovando i collegamenti con la storia precedente. “Si può ripartire dalla figura di Abdul Bekir Tautiev, il primo capo dell’Ossezia del sud, discendente dei mukhadžiry ossetini, che credeva nella rivoluzione ed è tornato a Tskhinvali dalla Turchia attraverso Baku”, ricorda Pukhat, quando si unirono l’Ossezia del nord e del sud per formare un’unica repubblica sovietica.

Tautiev fu duramente represso da Stalin, fino alla fucilazione, ma “né su internet, né sui libri si trovano informazioni su di lui, è stato cancellato dalla storia”, osserva il blogger. Prima del 1989, a suo parere, vanno ricordati il 1920 e il 1937, anni in cui è avvenuto “il genocidio degli ossetini” per colpa dei sovietici, che incitavano i locali alla rivolta mentre facevano accordi con i menscevichi georgiani, per il reciproco riconoscimento e l’impegno a rispettare i confini. Era la fase in cui il potere bolscevico stava insediandosi in Azerbaigian, e voleva evitare problemi nelle zone vicine del Caucaso centrale. Queste vicende lasciano comunque nella popolazione locale molti strascichi di risentimento, sia verso i russi che verso i georgiani.

Perfino dopo la morte di Stalin vi furono ondate di repressione, quando ad esempio fu messo in prigione un folto gruppo di studenti che chiedeva di ripristinare lo studio della lingua ossetina, a metà degli anni Cinquanta; alcuni di loro si fecero dieci anni di lager. “Gli ossetini non sono sbucati dal nulla come degli elfi, dopo la fine dell’Urss”, afferma Pukhat, altrimenti invece della storia si farebbe soltanto “del post-punk neosovietico”. Anche il deputato David Sanakoev osserva che “si discute tanto, perché tanto è successo”, con grandi divisioni interne ed esterne, tipiche di una terra piena di contraddizioni e diversità come tutto il Caucaso. Sanakoev conclude con un invito a guardare avanti: “per smettere di litigare sul passato, dobbiamo cominciare a pensare insieme al futuro”.

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