Riparte il dialogo Cina-Taiwan: turismo ed economia per scongiurare la crisi
Arriva a Pechino la delegazione taiwanese di più alto rango mai accolta dalla fuga di Chiang Kai-shek, avvenuta quasi 60 anni fa. Sul tavolo delle trattative, voli diretti ed interscambi economici.
Pechino (AsiaNews) – Dopo dieci anni di gelo diplomatico, si apre fra grandi sorrisi e dichiarazioni entusiastiche il primo meeting ufficiale fra alti esponenti politici di Cina e Taiwan. Sul tavolo delle trattative, la questione dei voli diretti (interrotti dal 1949), gli interscambi economici ed il potenziamento del turismo bilaterale. Resta il dubbio sulla questione dei visti, dato che Pechino considera Taiwan “una provincia ribelle” e non un’entità indipendente.
La delegazione taiwanese, composta da 19 membri, è guidata da Chiang Pin-kung, presidente della Fondazione per gli scambi sullo Stretto (un’organizzazione para-governativa). La scelta del capo delegazione è di per sé un capolavoro diplomatico: un esponente di spicco della vita politica dell’isola, che tuttavia non ricopre incarichi di governo e quindi non costringe Pechino ad ammettere l’indipendenza di Taiwan. Tuttavia, nel gruppo sono presenti due vice ministri del nuovo governo di Taipei, a dimostrazione dell’importanza dell’incontro.
La controparte cinese è guidata da Chen Yunlin, presidente dell’Associazione (anch’essa “semi-governativa”) per le relazioni con lo Stretto di Taiwan. All’apertura dei lavori, Chen ha dichiarato che “la popolazione di entrambi i lati dello Stretto conta molto su questi incontri, che devono produrre veri risultati per smorzare i toni fra i due governi. Migliorare i nostri rapporti dipende da come procederanno le trattative”.
Ancora più entusiasta Chiang, che ha aggiunto: “Questi negoziati costruiscono una vera, pacifica relazione fra di noi. Abbiamo stabilito una fiducia reciproca”. L’industriale, 75 anni, ha sottolineato che lo scopo primario dell’incontro è aprire la strada a 36 voli charter ogni fine settimana che uniscano Taiwan e Cina continentale. In questo modo “si potranno trasportare ogni anno centinaia di migliaia di turisti da una parte all’altra. Il nostro obiettivo è arrivare ad un milione”.
In particolare, si tratta sull’apertura di quattro aeroporti taiwanesi - Taipei, Taichung, Taoyuan e Kaohsiung – ed altrettanti cinesi - Pechino, Shanghai, Guangzhou e Xiamen – che garantiscono le migliori tratte turistiche per i viaggiatori. Non è ancora chiaro cosa verrà deciso per la questione dei visti: Taiwan, così come la Cina, richiede visti da ottenere in anticipo per i turisti, ma Pechino sarebbe costretta a riconoscere una nuova entità internazionale, passo che ancora non è disposta a compiere.
Questo incontro rappresenta il miglior risultato finora ottenuto dalla nuova amministrazione di Taipei, guidata dal nazionalista Ma Ying-jeou, che ha più volte sottolineato di voler migliorare i rapporti con Pechino in nome dell’autonomia, e non dell’indipendenza, e soprattutto degli scambi commerciali. Già oggi, nonostante gli 8 anni di presidenza dell’indipendentista Chen Shui-bian (considerato un nemico dal governo cinese), l’isola è il maggior partner commerciale della Cina.
La Cina, dal canto suo, sembra aver apprezzato i segnali inviati dalla “provincia ribelle”: dopo lo storico incontro fra il presidente Hu Jintao ed il segretario in carica del Partito nazionalista cinese di Taiwan, avvenuto il 26 maggio scorso, ha nominato l’ex ambasciatore in Giappone capo dell’Ufficio affari taiwanesi del Consiglio di Stato.
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