Rimsha Masih, processo aggiornato al 14 novembre. Nuove violenze anticristiane
Islamabad (AsiaNews) - L'Alta corte di Islamabad ha esteso al 14 novembre la sospensione del processo a carico di Rimsha Masih, la 14enne cristiana affetta da problemi mentali, alla sbarra con l'accusa di blasfemia. Nell'udienza di questa mattina era in programma la discussione dell'istanza presentata dalla difesa, in base alla quale i legali hanno chiesto la cancellazione della denuncia della polizia - il First Information Report, Fir - perché il fatto "non sussiste" e redatto dietro "false accuse". Intanto continuano gli attacchi contro la comunità cristiana pakistana, che negli ultimi giorni ha registrato due nuovi casi che hanno riguardato una chiesa cattolica di San Francesco a Karachi e la presbiteriana Bawa Chak a Faisalabad.
Al termine dell'udienza i giudici hanno invitato i rappresentati legali delle due parti a preparare gli interventi finali, che verranno esposti alla corte durante la seduta del 14 novembre. Il processo è differito a quella data, con la difesa che ribadisce la posizione secondo cui il processo davanti al giudice dei minori va chiuso con l'assoluzione con formula piena, perché la ragazza non ha commesso il fatto.
Il legale ha ricordato che sarebbe stato l'imam della moschea di Jaffer, Khalid Jadoon Chishti, a montare ad arte false prove contro la ragazza cristiana, con l'obiettivo di cacciare la minoranza dall'area e impossessarsi di case e beni privati. Tuttavia, la testimonianza resa da tre persone - sebbene ritrattata in un secondo momento - prova che è stato proprio il leader religioso a commettere il reato di blasfemia e per questo Rimsha va assolta.
Il paradosso è che l'imam, pur avendo profanato di proposito il Corano, è libero dietro provvedimento di rilascio su cauzione. I suoi avvocati cercano di allungare i tempi del procedimento e, per la prima volta dall'entrata in vigore della norma, la pubblica accusa non intende aprire il processo per blasfemia; a testimonianza, accusano i critici, dell'uso arbitrario che viene fatto della "legge nera", sfruttata sempre più per colpire minoranze o avversari politici, nel commercio, negli affari.
Nel frattempo continuano gli attacchi contro la comunità cristiana pakistana e i luoghi di culto. Il 12 ottobre scorso una folla di centinaia di persone ha assaltato la chiesa cattolica di San Francesco a Karachi, che hanno causato danni alla parte esterna senza però riuscire a varcare le soglie dell'edificio. All'interno gli occupanti confermano il clima di paura, che l'arcivescovo locale mons. Joseph Coutts ha cercato di stemperare organizzando manifestazioni di sostegno ai frati e di condanna dell'assalto estremista.
In un secondo episodio, avvenuto a Faisalabad il 14 ottobre alle 11 del mattino, fanatici islamisti hanno preso di mira la chiesa presbiteriana di Bawa Chak; ad innescare le violenze un diverbio fra due giovani cristiani che, giocando a cricket, hanno colpito accidentalmente con la palla un 26enne musulmano. L'episodio è degenerato, sfociando in un attacco con bastoni, pietre e pistole da parte di una folla contro il luogo di culto e i fedeli, riuniti per partecipare alle funzioni della domenica. Alcuni bambini e donne cristiane hanno riportato ferite nell'assalto; gran parte degli abitanti si è chiusa all'interno delle proprie case per sfuggire alle violenze.
Joel Aamir Sahotra, parlamentare cristiano e attivista, sottolinea ad AsiaNews la tristezza nel registrare l'attacco ai danni di una comunità riunita in chiesa per "partecipare a una messa speciale per Malala Yousafzai, la ragazzina musulmana vittima di un attentato talebano, ora ricoverata in una struttura specializzata in Gran Bretagna. Un gesto di solidarietà, aggiunge, rivolto "a tutti i musulmani" che in risposta attaccano le minoranze. P. Nisar Barkat, direttore della Commissione nazionale di Giustizia e Pace (Ncjp) a Faisalabad, conferma che "la violenza si è instillata nelle mente delle persone, a causa di insegnamenti fuorvianti" nelle moschee, per mano di imam e guide religiose estremiste. Egli lancia un appello al governo, perché assicuri il rispetto della legge e promuova pace e armonia.
(Ha collaborato Shafique Khokhar)