Rifugiati tamil in India: il mondo non dimentichi i crimini dello Sri Lanka
di Nirmala Carvalho
Seminario promosso dall’ Ecumenical Christian Forum For Human Rights sulla “situazione dei tamil in Sri Lanka”. Negli interventi dei relatori la storia della popolazione “resa minoranza nella sua stessa terra”; le condizioni drammatiche dei rifugiati nei “campi di morte”; l’appello a India, Onu e comunità internazionale.
Madurai (AsiaNews) - “C’è il serio pericolo che i crimini commessi dal governo dello Sri Lanka vengano dimenticati”. P. Jeuist Santhanam spiega così ad AsiaNews le ragioni del seminario organizzato ieri a Madurai, nello Stato indiano del Tamil Nadu, su “La situazione dei tamil in Sri Lanka”.
Alla giornata di lavori, promossa dall’Ecumenical Christian Forum For Human Rights (Ecfhr), hanno partecipato oltre 300 persone. Sacerdoti e religiosi, pastori protestanti e attivisti per i diritti umani hanno discusso della situazione dei tamil dello Sri Lanka mettendo a tema la situazione attuale e le ragioni storiche delle condizioni della minoranza tamil nell’isola.
A. Mariadoss, rifugiato tamil e coordinatore del Jesuit refugee service (Jrs), ha aperto i lavori con un intervento dedicato agli ultimi decenni della storia dei tamil in Sri Lanka. Egli ha mostrato che il governo del Paese ha fatto costante uso di leggi per limitare i diritti dei tamil, rendendoli una minoranza nella loro stessa terra. Il coordinatore del Jrs ha affermato che “i leader tamil hanno dapprima scelto la strada del satyagraha e della protesta non violenta per rivendicare i loro diritti. Quando hanno compreso che non ottenevano frutti e risposte positive da parte del governo singalese, i giovani tamil hanno deciso per la lotta armata per la liberazione”.
Al professor S.V.L. Michael, docente di economia allo Xavier college di Palayamkottai nel Tamil Nadu, è stato affidato il compito di esaminare la condizione odierna dei tamil nello Sri Lanka e gli aspetti politici dell’attuale situazione. Michael ha affermato che diversi Paesi vogliono estendere la loro sfera di influenza e questo avviene a spese dei tamil. Egli ha criticato anche i diversi atteggiamenti assunti dal governo indiano verso i loro problemi. Molta attenzione è stata dedicata alle condizioni attuali dei rifugiati. Michael ha affermato che i cosiddetti ‘campi speciali’ in verità sono ‘campi di morte’ dove manca cibo, acqua, vestiti e privacy. E li ha paragonati ai campi di concentramento di Hitler. I più provati sarbbero i giovani che ogni giorno vengono passati in rassegna per l’identificazione. Il professor Michael ha affermato che se vengono segnalati come membri delle Tigri sono portati via dai campi e torturati.
Al termine del seminario, il gesuita p. Jebamalai Raja, moderatore dell’incontro ha annunciato che l’Ecumenical Christian Forum For Human Rights continuerà le manifestazioni a favore dei tamil dello Sri Lanka e le iniziative per premere sul governo indiano, la comunità internazionale e l’Onu affinché intervengano per proteggere la minoranza da nuove violenze.
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