"Ricostruire le persone", la vera sfida 6 mesi dopo lo tsunami
Ricostruire la fede e la speranza fra i superstiti dello tsunami. Ad AsiaNews parla p. Amalraj Chinnapan sj, direttore progettuale del Jesuit Tsunami Service impegnato in Tamil Nadu.
Chennai (AsiaNews) - Non un "semplicistico aiuto umanitario", ma il bisogno urgente di ricostruire la fede e la speranza tra i superstiti: è il compito più urgente per la Chiesa a 6 mesi dallo tsunami nel sud est asiatico. Ne è convinto p. Amalraj Chinnapan sj - direttore progettuale del Jesuit Tsunami Service (JTS) - istituito proprio per lavorare sulla ricostruzione a lungo termine in Tamil Nadu, India meridionale.
In un'intervista ad AsiaNews il gesuita spiega che "oggi la vera sfida rimane ricostruire le persone, la loro fede in Dio, la fiducia in se stessi". "Questo sottolinea è il punto di partenza e anche il più difficile lavoro di ricostruzione; i soldi permettono di portare a termine i vari progetti, ma cosa fare per la speranza?". Lo tsunami ha colpito quasi 1 milione di persone e uccise centinaia di migliaia. Altrettante sono le famiglie rimaste senza casa e lavoro. Lungo le coste del Tamil Nadu, nelle zone di Chennai, Nagai e Kannyakumari, il JTS offre assistenza legale, istruzione, corsi di formazione, ospitalità e vari altri servizi agli sfollati del maremoto.
"Le 'vittime' continua p. Chinnapan - hanno bisogno ancora di un enorme aiuto economico e la Chiesa deve partecipare agli sforzi di ricostruzione. Ma la ricostruzione deve ridursi semplicemente a interventi umanitari? Questa è la questione cruciale su cui dobbiamo interrogarci". Secondo il gesuita la Chiesa può correre il rischio di trasformarsi in una delle tante Organizzazioni non governative (Ong) che operano nel settore. "Le Chiese, i leader religiosi e della società civile devono impegnare la gente nel ricostruire la fede. Sfortunatamente il grande afflusso di fondi milioni di rupie sono arrivate nel pese in nome dello tsunami a volte è rischioso e la Chiesa sembra trasformarsi in una Ong tra una grande folla".
P. Chinnapan è convinto che aiutare le persone a riconciliare quello che è avvenuto con le loro fedi in Dio è essenziale per la riabilitazione di questi paesi. "Dove è Dio in tutto questo? Fino ad oggi, i vari gruppi religiosi non hanno riflettuto abbastanza sull'argomento e la gente è stata costretta da sola a trovare una risposta". Sebbene questo non sia facile, si possono comunque rintracciare segni di speranza: "Dopo lo tsunami è sgorgata così tanta bontà dai cuori umani gli uomini hanno dimostrato che Dio non è il padrone dei cieli, ma l'Emmanuel, che si rivela in ogni buona azione. Questo è il messaggio che è riuscito a far rinascere migliaia di persone: il senso che il mondo intero sia loro vicino, che il loro Dio camminava insieme a loro in un viaggio di speranza".
Strumento essenziale per contribuire al rinnovamento spirituale e psicologico è la "guida umana e pastorale". Questo è stato da subito il primo obiettivo del JTS: "Fin dall'inizio molte suore si sono recate nei campi degli sfollati, non offrivano niente, se non star loro vicini". Il gesuita ricorda quando durante una visita in uno di questi campi, una donna molto anziana gli ha raccontato con entusiasmo della "speranza che queste suore con i loro sorrisi e loro parole portavano tra la comunità, soprattutto tra i bambini".
P. Chinnapan conclude poi evidenziando l'importanza che alla riabilitazione partecipi in modo diretto la popolazione stessa. "È necessario - spiega - impedire che questa gente si riduca a semplice beneficiaria di un progetto, cadendo nella facile trappola della dipendenza".