Riconvertiti all’induismo 1793 cristiani
New Delhi (AsiaNews) – Ieri 1793 cristiani tribali si sono riconvertiti all’induismo, in una cerimonia a Borivli (Mumbai), presieduta dal leader indù Swami Narendra Maharaj. Maharaj, che ha guidato il rituale del shuddikaran (purificazione) ha detto che si sono così riconvertite 42.200 persone, soprattutto delle zone tribali di Maharashtra e Gujarat. Ha accusato i cristiani di usare mezzi “allettanti e fuorvianti” per convertire gli indù e che “occorre una legge anticonversione”, perché “nessuno dovrebbe essere convertito, qualunque sia la sua religione”. Ha criticato i partiti politici che “non prendono una posizione decisa verso il governo centrale per la legge sulla conversione” e ha auspicato la “creazione di un gruppo di pressione” che vigili sugli “interessi” degli indù. Ha biasimato anche i partiti fondamentalisti indù Bharathiya Janata e Shiv Sena perché non abbastanza decisi.
In vari Stati indiani esistono leggi che puniscono l’attività di proselitismo. Peraltro in genere sono interpretate nel senso che non è proibito convincere ad abiurare altre religioni per tornare indù, che è considerata la religione “naturale” per gli indiani.
Il 14 aprile nella città di Tirunelveli (Tamil Nadu) sono tornati indù un migliaio di cristiani Dalit e gli organizzatori della cerimonia hanno annunciato di voler riconvertire altri 20mila cristiani, a Villupuram nei prossimi mesi.
Il vescovo ausiliario di Mumbai mons. Percival Fernandez, sulla riconversione avvenuta ieri commenta ad AsiaNews che “due cose debbono anzitutto essere chiare: 1) nessun adulto può ricevere il sacramento del Battesimo senza il suo libero consenso. Un Battesimo impartito in modo coattivo è del tutto invalido e il battezzato non può essere considerato cattolico. 2) A chi ci accusa di avere convertito persone con la forza e metodi coercitivi, rispondiamo di portarci davanti queste persone: finora, non ne è venuta neanche una. Se hanno paura di venire avanti a noi, vadano in tribunale”.
Sulle leggi statali anti-conversione mons. Percival, che è anche presidente della Accademia nazionale St. John di Scienze mediche, ritiene più urgente che “il legislatore spenda il suo prezioso tempo per garantire a tutti acqua potabile, abitazioni decenti, il cibo quotidiano a un prezzo ragionevole e istruzione primaria. Ci sono milioni di persone prive di questi diritti fondamentali. Invece di sprecare il tempo per discutere le leggi anti-conversione, sarebbe meglio nominare una commissione di alto livello, composta dagli eccellenti giudici numerosi nel Paese, perché individui chi è stato convertito al cristianesimo con forza e inganno e chi ha compiuto questo misfatto, per punirlo con le leggi che la nostra Costituzione già prevede”.