Riaprono le scuole, ma non per tutti
Molti bambini poveri lavorano, nelle feste del Nuovo anno, per pagarsi la scuola. Ma in molte zone colpite dalla neve quest’anno non hanno potuto. Storia di Yuke, che per un futuro migliore rischia la vita in una fabbrica di fuochi d’artificio.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Tan Yuke, bambina di 11 anni, per pagare le tasse scolastiche lavora in una fabbrica di fuochi d’artificio, 10 ore al giorno, durante le vacanze estive e invernali e i fine settimana. Ma quest’anno la sua città nella contea di Yizhang (Hunan) è stata sommersa dalla neve, proprio durante le feste del Nuovo anno e Yuke, come centinaia di altri bambini, non ha potuto lavorare in fabbrica. Con il gelo che assiderava le mani. Il lavoro minorile in fabbrica è proibito, ma i bambini sono molto richiesti per i fuochi, perché hanno dita piccole e agili capaci di unire le micce con l’esplosivo.
Il 6 aprile 2001, 41 studenti delle scuole primarie sono morti nell’esplosione di una fabbrica di fuochi, a Wanzai (Jianxi), dove pure lavoravano per pagare la scuola. Yuke lavora dall’età di 7 anni e, del resto, anche i suoi genitori ci lavorano: dalle 7 alle 18, guadagnano 20 yuan (2 euro) al giorno preparando circa 32mila micce. I fuochi sono una delle principali attività della zona. A febbraio almeno 4 operai sono stati feriti dall’esplosione di oltre 15mila scatole di fuochi, che hanno provocato una scossa pari al grado 1,1 della scala Richter.
Con la fine delle feste, è anche passato il periodo di maggior richiesta per i fuochi. I bambini hanno potuto lavorare solo pochi giorni e non hanno guadagnato abbastanza. La scuola si è rifiutata di ammetterla a credito. Così la bambina non è potuta tornare sui banchi con i suoi compagni. Anche i suoi fratelli non lo hanno potuto. “E’ probabile che dovrò aspettare settembre – racconta al South China Morning Post – ma ho paura che non riuscirò a recuperare. Vorrei guadagnare tanto denaro e comprare una grande casa ai miei genitori. Ma senza istruzione, non sarà possibile”.
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