06/02/2007, 00.00
LIBANO
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Riapre l’Università araba di Beirut

di Federico Manfredi
Blindati e soldati davanti all’ateneo dove sono scoppiati gli incidenti che il 25 gennaio sono costati quattro morti e oltre 150 feriti. Pur schierati su fronti opposti, gli studenti sembrano voler negare divisioni di tipo religioso.

Beirut (AsiaNews) – Mentre a livello politico si intensificano i movimenti interni ed internazionali per trovare una soluzione alla crisi politica e si spera nella ripresa della mediazione del segretario generale della Lega araba, Amr Moussa, all’Università araba sono riprese le lezioni.

Dopo i sanguinosi scontri che il 25 gennaio sono stati innescati proprio nell’ateneo, è massiccia la presenza delle forze dell’ordine. Davanti all’ingresso principale, ci sono decine di soldati armati con fucili automatici e mitragliatrici. Per entrare, bisogna passare tra i mezzi blindati e lasciarsi perquisire. Gli studenti si sentono sotto assedio, e l’attenzione negativa riservatagli dai media alimenta la loro angoscia. “I veri colpevoli non siamo noi, ma i politici che cercano di strumentalizzarci,” dice Bilal, uno studente di  ingegneria meccanica.

Le scene di guerriglia urbana che hanno contrapposto bande di studenti armati - sostenitori dell’opposizione contro sostenitori del governo - hanno lasciato quattro morti e oltre 160 feriti. Alcuni analisti hanno interpretato gli scontri come un sintomo della crescente rivalità fra musulmani sciiti e sunniti. In quest’ottica, i problemi del Libano vengono visti come parte di un conflitto più vasto, che contrappone l’Iran, ed i suoi alleati, all’asse sunnita, costituito da Arabia Saudita, Egitto e Giordania. L’esistenza di un contrasto interno all’islam è un dato di fatto innegabile, ma bisogna prendere atto che ci sono anche altri fattori in gioco.

Innanzitutto, la guerra con Israele. E’ un ricordo vivo e doloroso per molti libanesi, e il governo del primo ministro Fouad Siniora sta pagando un prezzo molto alto per la sua alleanza con Washington. Nabil, uno studente d’informatica, non nasconde la sua rabbia. “Gli Stati Uniti hanno permesso ad Israele di bombardare il Libano, e il governo continua a schierarsi dalla loro parte. Come posso dare fiducia ad un governo venduto?” Accuse di questo genere si sentono tutti i giorni in Libano.

Un’altra lamentela ricorrente è che il governo ha sperperato miliardi di dollari, accumulando un debito pubblico pari al 185% del PIL. “Niente lavoro, niente soldi… l’economia nazionale è un disastro,” dice Mahdi, che studia fisica e sogna di emigrare in Germania. I sostenitori del governo dal canto loro ritengono che l’opposizione stia esacerbando i problemi del Libano. “Hezbollah non sa fare altro che seminare discordia. L’opposizione vuole un nuovo governo, ma se  spettasse a loro costituirlo cercherebbero di instaurare un’economia di Stato, […] e poi si schiererebbero con Siria e Iran per sferrare un altro attacco contro Israele. Sarebbe un suicidio collettivo”, sostiene Mohammed, anche lui studente di fisica.

All’Università araba, le rivalità fra studenti sciiti e sunniti sembrano passare in secondo piano rispetto a questioni ben più pragmatiche. Inoltre, per quanto gli studenti siano ansiosi di esprimere la propria opinione, preferiscono non parlare di fede. “Non tirare in ballo la religione, per favore,” mi ha ammonito Mohammed. “Sciiti, sunniti, cristiani, non importa… siamo tutti libanesi.”

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