Respinto l'appello, Aung San Suu Kyi resta ai domiciliari
Il tribunale di Yangon conferma la pena inflitta in primo grado. La leader dell’opposizione condannata nell’agosto scorso per aver ospitato un cittadino statunitense in casa sua. Sicurezza rafforzata attorno al tribunale, con reparti antisommossa a protezione dell’edificio.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – Aung San Suu Kyi rimane agli arresti domiciliari. Un tribunale di Yangon ha confermato oggi la sentenza emessa in primo grado l’11 agosto scorso; la leader dell’opposizione era stata condannata a 18 mesi per aver ospitato John Yettaw, 54enne cittadino americano, nella sua abitazione, violando i termini dei domiciliari.
Nyan Win, avvocato della 64enne Nobel per la pace, afferma che “l’appello è stato respinto” e annuncia un ricorso “all’Alta corte”. Un funzionario birmano, in condizioni di anonimato, conferma la decisione del tribunale, ma non aggiunge ulteriori dettagli. Fonti locali riferiscono un rafforzamento delle misure di sicurezza, con reparti antisommossa che hanno circondato l’edificio per tutta la durata dell’udienza.
Nei giorni scorsi Aung San Suu Kyi, che ha trascorso 14 degli ultimi 20 anni agli arresti, ha scritto una lettera personale al generalissimo Than Shwe, leader della dittatura militare, annunciando la propria disponibilità a collaborare per la rimozione delle sanzioni contro il Myanmar, inflitte dalla comunità internazionale. Gli Stati Uniti, inoltre, hanno aperto un tavolo di trattativa con la giunta militare, nel tentativo di rafforzare il processo di democratizzazione del Paese.
Analisti e osservatori internazionali hanno spiegato che la condanna intende escludere la Nobel per la pace alle elezioni politiche, in programma nel 2010. Fonti di AsiaNews in Myanmar confermano infatti che “se venisse liberata” la dittatura perderebbe il potere “perché il popolo è vicino a lei: il governo non ha alcun interesse a rilasciarla”.
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