Reporter stranieri picchiati davanti alla casa di Chen Guangcheng
Brice Pedroletti, giornalista di Le Monde, racconta: “Siamo stati spinti lontano dalla casa dell’attivista da circa una dozzina di persone”. Stephane Lagarde, di Radio France Internazionale, sottolinea di aver subito il sequestro della memory card della propria macchina fotografica e di essere stato minacciato con un mattone: “Queste persone sono state reclutate fra i contadini dell’area. Sono stati molto violenti”.
Il New York Times ha confermato che due propri giornalisti sono stati coinvolti negli incidenti, ma non ha fornito altri dettagli se non che i due sono “in buone condizioni”. Dopo gli incidenti, il Circolo della stampa estera a Pechino ha inviato ai propri membri un avvertimento: “Un gruppo di violenti ha compiuto delle aggressioni contro i giornalisti stranieri. La polizia è stata avvertita, ma non ha fatto nulla”.
Lo scorso 9 settembre Chen Guangcheng è uscito di prigione dopo 4 anni di carcere: era stato condannato con l’accusa di “distruzione intenzionale di proprietà e disturbo del traffico”. In realtà, l’avvocato è nel mirino delle autorità per il suo indefesso lavoro a difesa delle donne contro gli aborti forzati, frutto della politica della pianificazione familiare (la famigerata “legge sul figlio unico”) in vigore in Cina sin dagli anni Settanta.
La sua principale attività si è svolta nella provincia dell’Henan, dove è riuscito a denunciare e impedire aborti forzati e sterilizzazioni compiute dalle autorità locali per la pianificazione familiare. Chen ha operato per anni sia nelle aule dei tribunali che sulle strade, arrivando a essere una delle persone più note e amate di tutto il Paese. Dal 13 settembre, pochi giorni dopo l’uscita dal carcere, di Chen non si avevano più notizie. Per la sua liberazione si era pronunciata anche il Segretario di Stato americano Hillary Clinton. Oggi denuncia di essere ancora “praticamente in prigione”.
10/12/2018 13:01
14/05/2018 10:50