Reintegrati 20 mila ufficiali del tempo di Saddam
Erano stati dimessi nel 2003 dall’Autorità provvisoria della coalizione guidata dagli Usa. Accuse ad al-Maliki di volere accaparrarsi i loro voti. Continua la campagna di pulizia contro gli ex membri del Baath (sunniti), voluta dagli sciiti. Sospetti di influenza iraniana.
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) – Il ministero della Difesa ha dichiarato ieri che 20 mila ufficiali, che avevano servito sotto Saddam Hussein, saranno reintegrati nell’esercito a partire da domani. Essi erano stati allontanati dai loro posti nel 2003, con una decisione molto controversa dell’Autorità provvisoria della coalizione guidata dagli Stati Uniti.
Secondo il ministero, la decisione è divenuta possibile perché ora si sono trovati i fondi per finanziare i loro stipendi. Ma osservatori e personalità politiche irakene fanno notare che l’annuncio, a pochi giorni dalle elezioni del 7 marzo, sembra una mossa per assicurare più voti al premier Nouri al-Maliki.
Maysoun al-Damlouji, candidato del partito laico legato ad Ayad Allawi – molto critico verso al-Maliki – dichiara che “non c’è alcun dubbio, questa mossa è legata alle elezioni e tende ad acquisire voti”.
Alla caduta di Saddam Hussein, centinaia di migliaia di ufficiali e membri del partito Baath sono stati eliminati dalle cariche. Ciò ha portato alla disgregazione della struttura sociale irakena e alla rivolta del mondo sunnita, creando molti problemi di insicurezza, terrorismo e povertà.
Ora, a poco a poco, molti vengono reintegrati, in molte città irakene (soprattutto a maggioranza sciita) vi sono manifestazioni per chiedere condanne e licenziamenti per antichi membri del partito di Saddam. Alcuni mesi fa circa 500 ex membri del partito Baath sono stati esclusi dal candidarsi alle elezioni. La purga è stata condotta da un comitato presieduto da due parlamentari sciiti, anch’essi candidati, sospettati di essere al servizio dell’Iran.
Per protestare contro la purga, alcuni gruppi sunniti si sono ritirati dalla competizione elettorale facendo temere per una nuova stagione di scontri. Ma il 25 febbraio scorso, uno di loro, Saleh al-Mutlaq, ha annunciato che il suo partito, il Fronte del dialogo nazionale, sarebbe rientrato nelle elezioni.
Ma ieri, il comitato “della purga”, ha diramato una denuncia contro al-Mutlal, sospettato di violenze e uccisioni nelle rivolte sunnite di questi anni.
Al-Mutlal nega da tempo ogni coinvolgimento con gli insorti sunniti e afferma di aver lasciato il partito Baath già negli anni ’70.
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