Referendum, l'Iraq cambia idea
Dietro pressione di Onu e Usa il parlamento iracheno boccia i cambiamenti per le modalità di voto che dovevano regolare il rferendum del 15 ottobre.
Baghdad (AsiaNews) Il parlamento iracheno ha fatto marcia indietro sulle nuove disposizioni legislative - approvate lo scorso 2 ottobre - che rendevano più difficile respingere per via referendaria la nuova carta costituzionale. La decisione è stata presa dopo le forti pressioni esercitate dalle Nazioni Unite e da Washington, che avevano definito la decisione "inaccettabile" e contraria agli "standard internazionali".
Le nuove regole, approvate domenica, prevedevano che, per l'approvazione della costituzione, sarebbe stata necessaria la maggioranza semplice dei "votanti" in tutto il Paese, mentre per respingerla avrebbero dovuto esprimersi per il "No" almeno i due terzi di tutti gli "aventi diritto" in almeno 3 delle 18 province.
Stamattina, invece, l'Assemblea Nazionale ha fatto marcia indietro e ha approvato una nuova modifica dell'articolo (61 C) sulle norme elettorali, con cui si ritorna a stabilire il risultato referendario sulla base dei "votanti" per entrambe le clausole.
Oltre ad Onu e Usa avevano si erano espressi contro i cambiamenti alla legge elettorale soprattutto gli arabo-sunniti. Questi, in minoranza nel Paese e al governo, rappresentano la maggioranza in 3 province; sono contrari alla Costituzione, perché la scelta del federalismo conferisce troppo potere a sciiti e curdi. In molti credono che gli elettori registrati nelle zone sunnite avranno difficoltà nel recarsi alle urne a causa dei violenti attacchi della guerriglia. Una delle province sunnite più a rischio è Anbar ovest di Baghdad dove numerose città sono nelle mani degli insorti.
Ieri Saleh al-Mutlaq, portavoce del gruppo sunnita Iraqi National Dialogue, ha definito i cambiamenti alla legge elettorale una "chiara contraffazione" e i politici sciiti e curdi dei "nemici della democrazia". In un messaggio diffuso su internet, Abu Musab al-Zarqawi, l'uomo di al-Qaeda in Iraq, ha invitato i sunniti a non recarsi alle urne dicendo che votare "No" non avrebbe senso e legittimerebbe gli "infedeli". Il possibile boicottaggio sunnita del voto del 15 ottobre, rappresenta una minaccia alla legittimità della Costituzione e rischia di alimentare con nuove forze le fila dei terroristi in Iraq.
Al di là delle polemiche, i preparativi per il voto del 15 ottobre sono quasi conclusi. Gli irakeni registrati sono oltre 14 milioni; con il sostegno dell'Onu, la Commissione elettorale indipendente dell'Iraq (Ieci) ha consegnato 20 milioni di schede referendarie e ha già sistemato i 6 mila seggi previsti in tutto il Paese. Sulle schede vi è scritto, in arabo e in curdo: "Sei d'accordo con il disegno di costituzione dell'Iraq?"; sotto vi sono due riquadri con scritto a sinistra "Laa" (No) e a destra "Na'am" (Si).