Recupera il Giappone, torna attiva la bilancia degli scambi commerciali
Gli scambi erano stati sempre negativi dal disastro dell’11 marzo. La ripresa anche frutto di una più efficiente ed economica organizzazione della produzione. Ma permangono le difficoltà per la carenza di energia, per la crisi globale e per il rafforzamento dello yen.
Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – E’ attiva la bilancia degli scambi commerciali per il Giappone a giugno, con un surplus di 70,7 miliardi di yen (898,4 milioni di dollari). Il dato, rivelato dal ministro delle Finanze, mostra il primo saldo attivo dopo il terremoto e lo tsunami dell’11 marzo.
Il risultato ha sorpreso gli esperti, che avevano previsto per giugno un deficit intorno a 150 miliardi di yen. Peraltro la tendenza è ancora negativa, con le esportazioni che, seppure sono aumentate del 5,4% rispetto a maggio, rallentano di un comunque contenuto 1,6% rispetto al giugno 2010, dopo le cadute di doppia cifra dei due mesi precedenti. Le importazioni sono cresciute del 9,8% (+12,3% a maggio). Il miglioramento appare conseguenza soprattutto di una migliore organizzazione delle aziende, con la produzione in parte spostata al fine settimana così da bilanciare il deficit di energia conseguente alla crisi dell’impianto nucleare di Fukushima e alla perdurante chiusura di altri impianti per controlli, per i quali manca una chiara indicazione politica su quando saranno riattivati. Per cui si prevede perduri la scarsità d’energia, specie durante i giorni caldi di agosto: un decreto governativo, il primo dalla crisi petrolifera del 1974, prevede che dal 1° luglio le grandi fabbriche delle regioni di Tokyo e di Tohoku riducano il consumo massimo di energia del 15%, per evitare blackout.
Tra i settori in maggiore ripresa c’è quello automobilistico, dopo le grandi perdite degli ultimi mesi.
Ora si prevede un’ulteriore ripresa a luglio e agosto, ma la situazione rimane difficile, anche per la crisi mondiale dei grandi importatori dei prodotti giapponesi, con il rallentamento delle economie di Stati Uniti e Cina e la grande incertezza della zona euro.
Inoltre lo yen si è molto rafforzato giungendo a livelli comparabili a quelli precedenti il disastro, cosa che rende le merci nipponiche meno competitive e spinge a maggiori importazioni.
Il risultato ha sorpreso gli esperti, che avevano previsto per giugno un deficit intorno a 150 miliardi di yen. Peraltro la tendenza è ancora negativa, con le esportazioni che, seppure sono aumentate del 5,4% rispetto a maggio, rallentano di un comunque contenuto 1,6% rispetto al giugno 2010, dopo le cadute di doppia cifra dei due mesi precedenti. Le importazioni sono cresciute del 9,8% (+12,3% a maggio). Il miglioramento appare conseguenza soprattutto di una migliore organizzazione delle aziende, con la produzione in parte spostata al fine settimana così da bilanciare il deficit di energia conseguente alla crisi dell’impianto nucleare di Fukushima e alla perdurante chiusura di altri impianti per controlli, per i quali manca una chiara indicazione politica su quando saranno riattivati. Per cui si prevede perduri la scarsità d’energia, specie durante i giorni caldi di agosto: un decreto governativo, il primo dalla crisi petrolifera del 1974, prevede che dal 1° luglio le grandi fabbriche delle regioni di Tokyo e di Tohoku riducano il consumo massimo di energia del 15%, per evitare blackout.
Tra i settori in maggiore ripresa c’è quello automobilistico, dopo le grandi perdite degli ultimi mesi.
Ora si prevede un’ulteriore ripresa a luglio e agosto, ma la situazione rimane difficile, anche per la crisi mondiale dei grandi importatori dei prodotti giapponesi, con il rallentamento delle economie di Stati Uniti e Cina e la grande incertezza della zona euro.
Inoltre lo yen si è molto rafforzato giungendo a livelli comparabili a quelli precedenti il disastro, cosa che rende le merci nipponiche meno competitive e spinge a maggiori importazioni.
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