Razzismo: scuole religiose ebraiche rifiutano studenti neri etiopi
Tel Aviv (AsiaNews) - Un dramma razzista senza precedenti e del tutto inverosimile si sta svolgendo da qualche tempo in Israele, nella città ironicamente denominata, "Petah Tikvah", "Porta della Speranza", a suo tempo uno dei primi villaggi creati dal ritorno ebraico alla patria storica del tardo ottocento. Le scuole ebraiche religiose di quella città, in periferia di Tel Aviv, rifiutano l'iscrizione dei bambini e dei ragazzi di colore, degli ebrei di pelle nera, immigrati legali dall'Etiopia, circa 150.
Essi sarebbero stati bene accolti invece nelle scuole pubbliche non-religiose, ma per motivi non ben compresi, le pubbliche autorità non lo permettono perché vi si oppone proprio la massima autorità clericale del Paese, il Gran Rabbino Shlomoh Ammar.
Estenuanti trattative, che vedono coinvolti i vertici del governo ma anche la Corte Suprema non riescono finora a risolvere la situazione, mentre si è proprio alla vigilia dell'apertura dell'anno scolastico (oggi 1° settembre).
La grande maggioranza degli israeliani reagisce con evidente fastidio al razzismo così apertamente manifestato proprio dagli ambienti osservanti della religione, e non capiscono neppure perché il governo si dimostra così ossequioso nei confronti del Gran Rabbino quando ci sono di mezzo i più fondamentali diritti dei cittadini.
Di per sé la vicenda non tocca la minuta comunità cristiana di Israele, ma come spesso si osserva, ogni manifestazione di intolleranza od esclusione la dovrebbe far preoccupare, perché i cristiani, più di tutti, hanno bisogno di un clima di libertà e di rispetto dell'uguaglianza dei diritti civili delle persone, donne e uomini, bianchi e neri, ebrei e arabi, e così via.
Finora il governo di Tel Aviv si è limitato a denunciare l’attitudine “discriminatoria” delle 3 scuole. Il ministro dell’educazione, Gideon Saar, ha promesso che le tre scuole non riceveranno sovvenzioni dallo Stato.