Ratzinger: don Giussani, ha guadagnato molti cuori a Cristo
Milano (AsiaNews) Don Giussani, uomo dalla "fede imperterrita", ha "guadagnato molti cuori a Cristo" testimoniando un cristianesimo non ridotto a "pacchetto di dogmi" ma come "storia d'amore" e "innamoramento in Cristo". Con queste parole, pronunciate con voce visibilmente commossa, il card. Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ha ricordato la figura di don Giussani definito un "caro amico" - durante i funerali celebrati questo pomeriggio a Milano.
Circa 10 mila persone hanno partecipato alle esequie nel duomo ambrosiano, mentre altre 30 mila assistevano sulla piazza sotto una pioggia mista a neve. Il cardinal Ratzinger è stato inviato dal Papa a rappresentarlo ai funerali del fondatore di Comunione e Liberazione. Al termine della sua omelia il cardinale ha invitato i presenti a pregare per la salute del Pontefice, ricoverato questa mattina al Policlino Gemelli.
"Don Giussani era cresciuto in una casa povera di pane ma ricca di musica" ha esordito Ratzinger. "Ma non si accontentava della bellezza, cercava la Bellezza in se stessa, la Bellezza infinita, e l'ha trovata in Cristo".
Tutta la vita del sacerdote milanese, secondo il cardinale, si può sintetizzare nel suo "sguardo sempre fisso su Cristo". "Ha capito che il cristianesimo non è un sistema intellettuale, un pacchetto di dogmi, un moralismo, ma un Incontro, una storia di amore e un avvenimento".
Questo "innamoramento in Cristo" secondo il cardinale - ha tenuto lontano don Giussani da ogni "romanticismo vago" e gli ha fatto capire che "incontrare Cristo è seguire Cristo", per poi compiere un "cammino che attraversa anche valli oscure".
Don Giussani non voleva avere una vita per sé ha sottolineato il cardinale - ma l'ha donata per tanti. "Era un fedele servitore del Vangelo, è diventato realmente padre di molti, guadagnando i cuori non a sé, ma a Cristo". Secondo Ratzinger don Giussani "ha aiutato a migliorare il mondo, ad aprire le porte del mondo per il Cielo".
Questa centralità di Cristo ha dato a don Giussani ha proseguito Ratzinger - il dono del discernimento "in questo tempo pieno di tentazioni e di errore". Il cardinale ha fatto riferimento al '68, all'esperienza dei giovani di Gioventù studentesca che in Brasile "si sono trovati di fronte alla povertà e alla tentazione di prescindere da Cristo" per dedicarsi a "urgenze più pressanti", ovvero "prima migliorare la terra e poi trovare anche il Cielo". La tentazione ha sottolineato il cardinale era "cambiare le strutture, trasformare il cristianesimo in un moralismo, e un moralismo in una politica", riducendo così il "credere ad un fare". Questa sarebbe stata una caduta nei "particolarismi", una perdita dei "criteri di orientamento": e di conseguenza, "non la costruzione ma la divisione".
"Con la sua fede imperterrita" ha continuato Ratzinger "don Giussani ha saputo anche in questa situazione tenere centrale l'incontro con Cristo" perché "chi non dà Dio dà troppo poco, chi non fa trovare Dio nel volto di Cristo, non costruisce ma distrugge" perché "fa perdere l'azione umana in dogmatismo ideologici umani, come abbiamo visto molto bene".
"L'amore di don Giussani era anche amore per la Chiesa" ha rimarcato ancora Ratzinger. "Egli è sempre rimasto fedele servitore del Santo Padre e dei suoi vescovi. Ci ha donato una nuova interpretazione della Chiesa: comunione e liberazione". Don Giussani, ha proseguito il porporato, "ci ha insegnato che la libertà per essere vera ha bisogno della comunione: una libertà solo per l'io uccide la comunione, quindi ha chiosato Ratzinger "per essere vera la libertà ha bisogno della comunione con la verità".
Infine il cardinal Ratzinger ha rivolto un messaggio ai giovani: "prendiamo a cuore questo messaggio: senza Dio non si costruisce niente di bene, Dio rimane enigmatico se non riconosciuto nel volto di Cristo". (LF)