Rapporto accusa ex presidente Rajapaksa: ha ostacolato indagini sulle fosse comuni
Il documento è stato redatto da vari gruppi del terzo settore. Di oltre 550 corpi ritrovati delle stragi compiute dai militari dagli anni Ottanta solo pochissimi sono stati identificati e riconsegnati alle famiglie. Una madre attivista: "I testimoni di quei crimini stanno scomparendo".
Colombo (AsiaNews) - L’ex presidente dello Sri Lanka Gotabaya Rajapaksa è accusato di aver manomesso i registri della polizia per ostacolare le indagini sulle fosse comuni scoperte in un'area in cui aveva prestato servizio come ufficiale militare durante una ribellione marxista nel 1989. Le accuse sono contenute in un rapporto intitolato "Mass Graves and Failed Exhumations" pubblicato da alcuni gruppi di attivisti: Journalists for Democracy in Sri Lanka (JDS), International Truth and Justice Project (ITJP), Centre for Human Rights and Development (CHRD) e Families of the Disappeared (FoD).
"I testimoni dei crimini stanno gradualmente scomparendo: 178 madri di persone scomparse sono già morte in questi anni. Protestiamo e lottiamo per la giustizia, senza sapere quando la otterremo", ha dichiarato Manuvel Uthayachandra, madre e presidente di Families of the Disappeared.
Il documento evidenzia come i governi dello Sri Lanka che si sono succeduti abbiano interferito nelle indagini sulle fosse comuni, sottolineando che solo 20 fosse comuni sono state parzialmente riesumate negli ultimi 30 anni e di oltre 550 corpi ritrovati quasi nessuno è stato identificato. "Nessuna delle numerose commissioni d'inchiesta dello Sri Lanka è stata incaricata di esaminare le fosse comuni, mentre gli sforzi per scoprire la verità sono stati ostacolati", afferma il documento, che si concentra sul fallimento delle indagini nel distretto di Matale, nello Sri Lanka centrale, e nella città di Mannar, situata nella Provincia Settentrionale, dove una fossa comune è stata scoperta nel 2018.
"Magistrati ed esperti forensi sono stati trasferiti all'improvviso, la polizia ha ritardato l'esecuzione delle ordinanze giudiziarie, agli avvocati delle famiglie è stato negato l'accesso ai siti, non è stato fatto alcuno sforzo per trovare testimoni viventi, non sono stati raccolti dati ante mortem e, nei rarissimi casi in cui qualcuno è stato condannato, è stato poi graziato", si legge ancora. "Per le famiglie degli scomparsi è una storia di tragedia irrisolta; i famigliari sono costretti a vivere e morire senza mai ritrovare i loro cari".
Secondo il rapporto, quando nel 2013 furono scoperte le fosse comuni a Matale, Rajapaksa, allora funzionario della Difesa, ordinò la distruzione di tutti i registri di polizia più vecchi di cinque anni presso le stazioni di polizia della regione. Si sospetta che le fosse comuni risalgano al periodo della ribellione comunista contro il governo dello Sri Lanka, combattuta tra il 1987 e 1989. Rajapaksa, in qualità di ufficiale militare, era coinvolto nelle operazioni contro i ribelli. Eletto poi presidente nel 2019, è stato costretto a dimettersi nel 2022 a causa delle violente proteste dei cittadini durante la peggiore crisi economica nella storia del Paese.
Brito Fernando, di Families of the Disappeared, ha spiegato che dopo tre decenni e 20 tentativi di esumazione, solo una manciata di corpi è stata identificata e restituita alle famiglie: "Sappiamo tutti che decine di migliaia di corpi giacciono in tombe poco profonde in tutta l'isola, quindi non possiamo descrivere gli scarsi progressi come sfortuna: è una chiara mancanza di volontà politica", ha aggiunto.
A queste parole fanno eco quelle di K.S Ratnavale, direttore esecutivo del Centre for Human Rights and Development, che in un comunicato stampa ha dichiarato: "Il dipartimento del procuratore generale considera queste indagini sulle fosse comuni come parte di un normale procedimento penale ed è ostile alle famiglie delle vittime. Questo è stato evidente nelle indagini sulle fosse comuni di Mannar".
22/11/2018 08:50