07/12/2006, 00.00
USA - IRAQ
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Rapporto Baker: più diplomazia per risolvere la crisi in Iraq

Pubblicato l’atteso studio del gruppo bipartisan, che detta suggerimenti per la nuova strategia Usa in Iraq. Più impegno nell’addestramento delle forze irachene e maggiore impulso al processo di pace in tutta la regione, coinvolgendo Siria e Iran. Blair vola alla Casa Bianca.

Washington (AsiaNews) – Si incontreranno oggi alla Casa Bianca il presidente americano George W. Bush e il premier britannico Tony Blair. Al centro dei colloqui la questione irachena e lo stallo del processo di pace in Medio Oriente. Risulta ormai indispensabile per gli Usa un radicale ripensamento sulla strategia politica e militare da seguire in Iraq; a dettarne suggerimenti e raccomandazioni è l’Iraqi Study Group, commissione bipartisan che ieri ha reso noto il suo atteso rapporto. Co-presieduto dall’ex Segretario di Stato Usa James Baker, e dal democratico Lee Hamilton, ex parlamentare e vice presidente della Commissione di inchiesta sull'11 settembre, il gruppo ha pubblicato le sue “dure” considerazioni in un documento di 142 pagine titolato “The Way Forward”.

A tale rapporto le autorità irachene hanno reagito per la maggior parte con commenti positivi, anche se non manca chi nutre riserve. Soddisfazione, invece, da Siria e Iran che si vedono riconosciuto un ruolo di necessari interlocutori per risolvere la crisi irachena e lo stallo del processo di pace in Medio Oriente. Due i punti chiave del rapporto: cominciare un ritiro dei soldati Usa dalle operazioni di combattimento e lanciare un’offensiva politica e diplomatica per fermare la “grave” crisi nel Paese.

Piano militare e della sicurezza

Il gruppo - composto da 5 repubblicani e 5 democratici - invita Washington a concentrarsi sull’addestramento delle forze armate irachene, affinché siano in grado di difendere il Paese. Non definisce una data precisa per il ritiro delle truppe Usa, ma indica il primo trimestre del 2008 come termine oltre al quale le truppe non necessarie a una “forza di protezione” dovrebbero lasciare l’Iraq. Fra le varie raccomandazioni contenute nel rapporto c'è quella che gli Usa riducano il sostegno politico, militare ed economico a Baghdad se questa non riuscirà a fare progressi nel garantire la propria sicurezza. Al momento gli Usa impiegano sono presenti in Iraq con circa 140 mila uomini. Dopo quasi 4 anni di guerra il bilancio delle perdite militari Usa è di 2.900 morti.

Piano diplomatico

La commissione bipartisan avverte la Casa Bianca sul fatto che qualsiasi politica estera è “condannata al fallimento” se non è accompagnata da un ampio consenso internazionale. Nel rapporto si dice che Bush dovrebbe mettere da parte i sospetti e coinvolgere la Siria, l'Iran e i leader dei gruppi armati in negoziati sull’Iraq, da iniziare entro il 31 dicembre di quest’anno. Si consiglia poi al presidente di dare nuovo impulso ad una iniziativa più ampia per la pace in Medio Oriente attraverso l’istituzione di un “Gruppo di sostegno all’Iraq”. Questo dovrebbe comprendere - oltre Teheran e Damasco - anche Egitto, gli Stati del Golfo, l’Onu e l’Unione Europea.

In mancanza di un cambiamento significativo dell’attuale situazione, avverte l’Iraqi Study Group, si avrà una “discesa verso il caos”.

Reazioni in Iraq

Baghdad ha accolto favorevolmente il rapporto. Il vice primo ministro Barham Salih ha detto che le proposte sono in linea con la posizione del governo, che sostiene la necessità del passaggio della sicurezza in mano alle forze irachene. Ad ogni modo il portavoce del principale blocco sunnita in Parlamento ritiene che lo studio avrebbe dovuto includere anche una precisa tabella per il ritiro delle truppe Usa dal territorio.

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